Quando la polizia arrivò sul posto furono alcuni testimoni ad indicare i movimenti con cui un ragazzo “correggeva” i cocktail, versando nei bicchieri una sostanza trasparente. Quella sostanza era gbl, meglio nota come “droga dello stupro”, e nel frattempo i suoi effetti si erano già manifestati ai danni di una diciassettenne, trasportata in coma all’ospedale di Varese.
Per quei fatti, avvenuti a Induno Olona nella primavera del 2019, durante un party privato in villa, è oggi a processo un ventisettenne della provincia di Sondrio, accusato di “stato di incapacità procurato mediante violenza” e cessione di stupefacenti.
Alla festa parteciparono circa sessanta persone. Tra loro vi erano anche diversi minori, tra cui la ragazza che si sentì male e finì insieme ad un’amica davanti ai medici dell’ospedale, i quali avvertirono le forze dell’ordine dell’accaduto. Da lì l’intervento in villa e l’interruzione della festa con l’ispezione dei locali alla ricerca della sostanza che aveva causato i due malori.
Una parte della droga fu rinvenuta proprio all’interno di quell’edificio, dove fortunatamente non si erano consumati abusi sessuali; altri dieci flaconi, ciascuno da un litro, vennero poi sequestrati a casa dell’odierno imputato.
La richiesta di patteggiamento ad un anno e dieci mesi era stata respinta in sede di udienza preliminare e all’apertura del processo. Ieri una seconda richiesta di patteggiamento (un anno e undici mesi) è stata rigettata dai giudici del tribunale di Varese, perché ritenuta incongrua rispetto alla quantità di droga sequestrata all’imputato, che ha già risarcito con una somma di 5 mila euro la persona offesa. Si andrà quindi al dibattimento: la prima udienza è in calendario per l’inizio di marzo.
Commenti