Il Nazionale

Cronaca | 17 febbraio 2022, 19:26

Topicida al marito in ospedale: in appello pena ridotta a 3 anni e 10 mesi

Accusata di tentato omicidio aggravato, in primo grado la donna era stata condannata a 8 anni di carcere. Ora il patteggiamento che le consentirà l’accesso a misure alternative al carcere

Topicida al marito in ospedale: in appello pena ridotta a 3 anni e 10 mesi

Si è conclusa col patteggiamento concordato tra la difesa della donna, rappresentata dall’avvocato albese Roberto Ponzio, e il sostituto procuratore generale, dottor Alberto Ponso, il processo di secondo grado aperto presso la Corte d’Appello di Torino nei confronti di Laura Davico, la 53enne braidese che nel dicembre 2018 era stata arrestata con l’accusa di aver attentato alla vita del marito, il 59enne Domenico Dogliani, cui avrebbe somministrato sostanze venefiche tra le quali un potente topicida mentre l’uomo era ricoverato all’ospedale "Santo Spirito" di Bra per una polmonite.

Nel maggio 2021 la donna era stata condannata dal Tribunale di Asti a una pena di 8 anni di reclusione. Il giudice Francesca Di Naro l’aveva giudicata colpevole di tentato omicidio volontario con le aggravanti dell’aver commesso il fatto nei confronti del coniuge e dell'averlo fatto mediante il ricorso a veleni, perché – come recitava il capo d’imputazione – "compiva atti idonei a cagionare la morte del marito non riuscendo nell’intento per ragioni non dipendenti dalla sua volontà (…)".

Con l’udienza tenutasi oggi (giovedì 17 febbraio) a Torino di fronte al collegio della prima sezione presieduto dal dottor Mario Amato accusa e difesa hanno invece raggiunto un accordo patteggiando una pena che, riconosciuta la prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti contestate, permetterà alla donna di scontare la propria pena mediante misure alternative al carcere.

L’avvocato Roberto Ponzio: "E’ stata una decisione sofferta. Restiamo convinti della fondatezza delle nostre difese, in primo luogo con riguardo alla non idoneità omicidiaria del quantitativo di sostanza somministrata. Nel frattempo – prosegue il legale – sono però intercorsi profili che ci hanno orientati a diverse valutazioni. Sul piano tecnico le conclusioni assunte da nostri periti sono state fermamente avversate da consulenti del pubblico ministero. Su quello umano, e nonostante l’appoggio mai fatto mancare dai suoi familiari, la mia assistita è stata duramente provata dall’intera vicenda e la sua salute seriamente compromessa. La pena patteggiata consente in sede esecutiva di usufruire di misure alternative come l’affidamento in prova ai servizi sociali. E sulla soluzione di patteggiare ha inciso anche la prospettiva di porre finalmente termine a una vicenda processuale che in oltre tre anni è stata per lei fonte di grande stress".

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