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Sport | 06 febbraio 2022, 23:57

No retreat, Varese, no surrender: la strada è quella giusta

IL COMMENTO DI FABIO GANDINI - Il tiro di Keene che esce è un sogno spezzato, ma l’analisi di questa gara deve partire dal -41 dell’andata: dopo 3 mesi la Openjobmetis è talmente guarita da essere in grado di guardare negli occhi i campioni d’Italia, pur senza avere i numeri per farlo. Perché è una squadra, anche se fin troppo ridotta: l’infortunio di Caruso e il “caso” Reyes richiamano l’urgenza del mercato

No retreat, Varese, no surrender: la strada è quella giusta

Dolce-amaro il sapore di questo post partita: quando una creatura, “conciata” come era conciata Varese oggi, arriva a giocarsi all’ultimo tiro la vittoria contro i campioni d’Italia, non c’è una sola cellula del corpo di un solo tifoso che non muoia su quel tiro che sul ferro si spegne.

Ti senti tradito. Tu e la favola che ti eri già scritto dentro.

Per tornare indietro, riavvolgere il nastro e valutare il complesso, ci vuole un attimo. Ma è doveroso farlo: quello di stasera è stato un altro regalo di Varese, un altro tuffo positivo al cuore. E’ mancato solo il fiocco dei due punti. Solo quello.

E quindi il nastro riavvolgiamolo tutto. Tre mesi fa la Openjobmetis ne beccò 41 dai campioni d’Italia, oggi ci ha giocato alla pari senza avere alcun motivo tecnico o fisico per farlo. Lo ha fatto in 6, senza lunghi, andando “sotto” costantemente in ogni corpo a corpo, dall’1 al 5, dal playmaker al centro.

Le cifre del tabellino dicono che forse sarebbe bastato prendere qualche rimbalzo difensivo in più per scamparla anche stavolta: la Virtus più grossa, più forte, più tutto, in fondo, ha dominato solo nelle carambole. Il resto è stato un altro piano partita ardito e quasi vincente: far uscire i big men bianconeri dall’area (e Vene ci è riuscito da maestro), aggredire i portatori di palla, raddoppiare (pur senza squilibrarsi) e correre.

Alla lunga Bologna ha perso le certezze dei chili e centimetri in più e lì si è (quasi) compiuto il miracolo di una Varese che non conosce più il significato della parola “mollare”, quella che invece per mesi è stata la firma a ogni primo colpo di vento.

Oggi, per trentanove abbondanti minuti, una anormalità diffusa, incredibile, poetica e sognante ha regnato sovrana tra le volte del palazzetto, diventando cruda normalità solo all’ultimo atto della recita.

Solo su quel ferro sputante il tiro di un Keene che, a questo giro di giostra, è stato lo strabordante giocatore di sempre ma in negativo. Lui è nato sulle montagne russe e conviene non dimenticare il concetto nemmeno dopo la pancia piena che ci ha fatto venire contro Trento: il positivo è che su questa altalena non ci è salita la Openjobmetis.

Una squadra. Ora.

Per questo non bisogna mollare: nessuna ritirata, Varese, nessuna resa. La strada è quella giusta, il cammino è lungo, gli altri risultati del pomeriggio (sconfitta di Cremona e Fortitudo) rendono questo sogno spezzato nemmeno troppo gravoso per la classifica.

Avanti. Anche se evidentemente non da soli. Una settimana fa, da queste stesse colonne, lanciavamo la provazione del “squadra che vince non si cambia”. Fatti concludenti l’hanno cassata ben prima che fosse anche solo davvero valutabile (ma le parole di Arcieri in settimana avevano dimostrato che non fosse proprio una boutade…): l’infortunio di Caruso chiama un rinforzo senza se e senza ma. Subito.

Anche perché i senior arruolabili, oggi come oggi, sono 7, ma quelli effettivamente arruolati sono solo 6: Reyes è uscito dai radar. Contro Bologna solo 4 minuti, con i chiodi e il Super Attack a incollarlo alla panchina: Roijakkers in sala stampa ha parlato di scelta tecnica di matrice difensiva…

Due certezze. La prima: il Van Gaal del basket non fa prigionieri. La seconda: così siam pochi davvero.

Fabio Gandini

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