Si sono avvalse della facoltà di non rispondere le due donne, madre e figlia, accusate del reato di circonvenzione d'incapace.
Le donne di Castelvecchio di Rocca Barbena, su consiglio del loro avvocato Amedeo Caratti hanno deciso di fare scena muta in Tribunale a Savona davanti al Gip Emilio Fois.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Savona avevano dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare personale degli arresti domiciliari nei confronti delle donne sulla base degli elementi raccolti dalla compagnia di Albenga per tre episodi di circonvenzione in un arco temporale ristretto, con un profitto di oltre 1 milione 300mila euro.
Secondo la tesi d’accusa, riconosciuta dal GIP nell’ordinanza, le due donne, abusando dello stato di infermità o di deficienza psichica di un’anziana del paese, avevano indotto la donna a redigere un testamento olografo con cui designava quale erede universale il marito/padre delle stesse, riuscendo a convincere anche altre due persone anziane a redigere un testamento olografo indicando quale beneficiaria proprio la più giovane delle due donne.
Le vittime non erano legate da alcun vincolo di parentela e spesso si trattava di persone anziane e sole che, sofferenti e turbate anche da recenti lutti, apparivano del tutto vulnerabili.
Il provvedimento, che ha natura cautelare e d’urgenza, si era reso necessario con lo scopo di evitare la possibile reiterazione del reato, oltre a conservare le disponibilità finanziarie e patrimoniali per un ammontare di oltre 1 milione e 300mila euro, oggetto dell’illecita disposizione testamentaria, impedendone la dispersione.
Il legale difensore ha comunque richiesto la modifica della misura cautelare, chiedendo di poter continuare ad esercitare la loro attività di ristorazione, chiedendo di poter riavere la scheda dei cellulari per recuperare i numeri dei clienti. Il giudice per le indagini preliminari si è riservato di chiedere un parere al Pubblico Ministero Marco Cirigliano.
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