Quattro persone di Nizza Monferrato sono state raggiunte dall'avviso di conclusione indagini emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino per l’ipotesi di reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
È l’esito di una lunga e articolata attività investigativa, l'operazione "Eterno", svolta dalla Stazione Carabinieri Forestale di Canelli a partire da giugno 2020.
Poco dopo la ripresa delle attività produttive, che si erano trovate sospese a causa della pandemia, nel sud della provincia di Asti i cittadini avevano iniziato a segnalare alle autorità locali rifiuti edili presumibilmente contenenti amianto abbandonati in più punti del territorio: Nizza Monferrato, Canelli e San Marzano Oliveto i comuni interessati; aree verdi isolate, a ridosso di corsi di acqua e di aree cimiteriali, i siti di abbandono.
Azioni diverse di un unico progetto abusivo
I militari hanno intuito che gli abbandoni segnalati non fossero, potenzialmente, episodi isolati e indipendenti tra di loro, bensì azioni diverse di un unico progetto di smaltimento abusivo di rifiuti. Una serie di atti di indagine ha permesso ai Carabinieri Forestali di costruire in pochi giorni un quadro indiziario sufficientemente solido a carico di tre persone.
Si trattava di due imprenditori di aziende della zona, allora in stato di fallimento, che si occupavano di rimozione di amianto dagli edifici; questi avrebbero commissionato gli abbandoni; un nicese disoccupato era sospettato, invece, di aver materialmente trasportato e scaricato i rifiuti sul suolo.
Le indagini sono proseguite sotto la direzione della Procura della Repubblica di Asti. Il 29 luglio 2020, con il rinforzo di Carabinieri forestali di province limitrofe e di militari della Compagnia Carabinieri di Canelli, sono state eseguite perquisizioni su vari obiettivi, rinvenendo all’interno di un capannone ex-sede della ditta canellese una grande quantità di scarti edili, presumibilmente contenenti amianto, stoccati abusivamente.
Questi si trovavano confezionati in bancali e in sacchi da cantiere uguali a quelli rinvenuti abbandonati sul territorio. In quell’occasione erano stati sequestrati i rifiuti stoccati, un autocarro e attrezzature varie utili alla movimentazione ed alla messa in sicurezza di lastre di amianto.
Era stato posto sotto sequestro vario materiale informatico, tra cui i telefoni cellulari in uso agli indagati. Nell’agosto del 2020 anche tutto il materiale abbandonato sul territorio fino ad allora rinvenuto è stato posto sotto sequestro con riferimento ad un unico procedimento penale.
Sono seguiti mesi di lavoro intenso per la Procura e per i Carabinieri Forestali di Canelli. Gli atti d’indagine compiuti hanno rafforzato le ipotesi investigative iniziali, ricostruendo inoltre tempi e modalità secondo cui si sarebbero realizzati gli abbandoni nonché il ruolo assunto dalle persone coinvolte, tra le quali si identificava un quarto indagato, un operaio di Nizza Monferrato.
Il copione usato
Il modus operandi ipotizzato dagli investigatori vede le due ditte, già in crisi economica, eseguire ancora diversi lavori di rimozione amianto da edifici senza però procedere allo smaltimento regolare dei rifiuti pericolosi prodotti nei cantieri. Questi sarebbero stati, invece, stoccati abusivamente nel capannone della ditta canellese. Pressati dalla procedura fallimentare in corso e spinti dalla necessità di riconsegnare in breve tempo l’immobile al legittimo proprietario, i due imprenditori avrebbero infine fatto la scelta di disfarsi illecitamente dei rifiuti, abbandonandoli nell’ambiente.
Queste operazioni sarebbero state affidate a due persone della zona, effettuando il trasporto con autocarri presi a noleggio.
I risultati investigativi hanno portato a mutare l’ipotesi di reato nel più grave di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, portando la competenza sotto la Direzione Distrettuale Antimafia di Torino.
Il materiale è stato campionato e analizzato
Grazie alla collaborazione del personale ARPA-Piemonte di Nizza Monferrato, nel tempo tutto il materiale rinvenuto è stato campionato e sottoposto ad analisi, confermando la presenza di fibre di amianto. Complessivamente, tra rifiuti abbandonati sul territorio e quelli presenti ancora nel capannone, l’Autorità Giudiziaria ha disposto dapprima il sequestro e poi la distruzione di oltre 48 tonnellate di amianto.
Lo smaltimento e la bonifica dei luoghi interessati dall’illecita gestione sono stati eseguiti a spese anticipate dalle amministrazioni comunali interessate e dal Tribunale di Torino, per una somma complessiva di circa 52.800 euro. Su provvedimento del GIP del Tribunale di Torino, nel luglio 2021 la somma di denaro è stata posta sotto sequestro preventivo su conti correnti riferibili ai due imprenditori indagati, in quanto assunta come profitto conseguito nell’attività di gestione illecita di rifiuti.
La tempestività degli atti investigativi
"La tempestività con cui sono stati compiuti i primi atti investigativi - spiegano dai carabinieri Forestali - ha consentito, non solo la buona riuscita dell’operazione, ma anche e soprattutto di evitare un più grave danno per l’ambiente e rischio per la salute pubblica. I rifiuti pericolosi ancora depositati, in gran quantità, all’interno del capannone della ditta al momento del sequestro, infatti, con ogni probabilità attendevano il medesimo destino di quelli già abbandonati sul territorio ed in breve tempo sarebbero stati anch’essi smaltiti in modo diffuso nell’ambiente".
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