Tre indagati per istigazione a delinquere (con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici) e istigazione a disobbedire le leggi, oltre a due fogli di via. È il bilancio torinese dell’attività diretta dalla Procura (gruppo terrorismo ed eversione), con la collaborazione della polizia postale e dalla digos del capoluogo piemontese, che ha colpito le chat No green pass e, in particolare, la chat Telegram “Basta dittatura” poi chiusa e “sostituita” con “Basta dittatura - proteste” (ancora oggi attiva), con perquisizioni e sequestri in tutta Italia.
Gli indagati torinesi sono una donna di 43 anni e due uomini di 44 e 60 anni. La donna, in particolare, ha preso parte ai cortei cittadini “mostrandosi oltranzista - ha spiegato il dirigente della digos di Torino Carlo Ambra - e tra le meno disponibili a dialogare con le forze dell’ordine. Nelle chat gli indagati - ha aggiunto Ambra - invitavano a bloccare strade, stazioni ferroviarie, banche. Chiedevano di utilizzare armi, bastoni, bottiglie molotov, acido da lanciare alle forze dell’ordine, gambizzare. Non mancano, inoltre, gli inviti a marciare su Roma e immagini di piazzale Loreto”.
A Palermo, in particolare, la polizia ha sequestrato delle taniche di acido “da lanciare verso le forze dell’ordine”, a Siena è stato rinvenuto a casa di un indagato un passaporto nazifascista dell’epoca, mentre a Brescia e Cremona sono stati trovati coltelli e una balestra.
Complessivamente sono state eseguite 18 perquisizioni con altrettanti indagati in quindici città (Torino, Brescia, Varese, Cremona, Imperia, Pordenone, Trieste, Treviso, Pesaro, Roma, Pescara, Salerno, Palermo, Siena, Padova).
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