Si è aperto stamani, dinanzi la Corte d’Assise d’Appello di Imperia, Indellicati presidente Bossi a latere, il processo per l’omicidio di Luciano Amoretti: il 77enne ucciso a martellate a Sanremo la notte tra l'1 e il 2 agosto dello scorso anno nel suo appartamento secondario in corso Garibaldi.
Alla sbarra c’è Mario Bonturi, 64enne originario di Nizza Monferrato, che fin dall’arresto eseguito dalla Squadra Mobile e dagli agenti del commissariato di Sanremo ha confessato il delitto dell’orafo imperiese. A Bonturi, nel luglio scorso, il gup ha rigettato la richiesta di giudizio con rito abbreviato, in quanto il delitto seppur non aggravato nel capo di imputazione implica un’aggravante “fattuale” e ciò non permette di accedere al rito alternativo che in caso di condanna prevede uno sconto di un terzo sulla pena finale.
Secondo il gup infatti, la condotta dell’imputato implica una contestazione per la quale è prevista la pena dell’ergastolo e di conseguenza, vista la recente riforma, non si può accedere al rito abbreviato. Sostanzialmente Bonturi avrebbe ucciso anche per rapinare la vittima e quindi il fatto risulta essere “aggravato” da questa condotta. Una ricostruzione, in quest’ultima parte, che, però non trova d’accordo la difesa.
Ed è stato proprio il legale Bona stamani, in apertura del dibattimento, a cui l'imputato non ha presenziato per motivi di salute, a dichiararsi disponibile ad acquisire tutti gli atti contenuti nel fascicolo del pm. “Tutte le parti sanno, ha detto l’avvocato, che la volontà mia e del mio assistito era quella di accedere al giudizio abbreviato, di essere giudicato allo stato degli atti delle indagini. Questa scelta, però non è stata possibile ed è stata rigettata dal gup. Le decisioni vanno rispettate sempre, ma non sempre sono condivise”. Il pm Francesca Buganè Pedretti ha quindi proceduto a richiedere l’acquisizione di tutti gli atti di indagine. Istanza condivisa quindi dal difensore Bona e dall’avvocato di parte civile, Bruno Di Giovanni, che rappresenta le tre figlie della vittima.
“È apprezzabile il comportamento processuale dell’ imputato e della difesa”, ha chiosato il pm. L’accusa però ha chiesto comunque l’audizione di alcuni testimoni ossia alcuni investigatori che hanno preso parte alle indagini, i vicini di casa e la figlia di Amoretti, accorsa subito dopo l’omicidio nonchè il medico legale che ha eseguito l’autopsia, Andrea Leoncini, e il funzionario del laboratorio di genetica. Entrambi gli esperti riferiranno sulle cause del decesso.
La Corte d’Assise quindi, visto il consenso delle parti, ha accordato l’istanza e ha rinviato il processo al 25 novembre e a salire sul banco dei testimoni sarà la figlia dell’orafo assassinato, Paola Amoretti, ma anche i vicini di casa, i gioiellieri sanremesi Paolo e Angelo Giannone che dovranno riferire su alcuni diamanti trovati in possesso di Bonturi e il sovrintendente capo della Polizia Scientifica, Florio, che ha preso parte agli accertamenti compiuti sul luogo del delitto.
“Abbiamo fornito il consenso all’acquisizione di tutto il fascicolo del pubblico ministero, ha specificato al nostro giornale l'avvocato Bona, lo ritenevamo corretto dal punto di vista procedurale nel corso dell’udienza preliminare e cercheremo di farlo emergere anche nel corso di questo procedimento ovvero che questo procedimento poteva essere celebrato in abbreviato. Da parte mia e anche del mio assistito, che purtroppo non gode di buona salute, non c’è mai stata nessuna volontà di contestare il fatto in sé che è un fatto incontestabile e terribile. Quello che deve essere il nostro obiettivo è arrivare ad una pena che sia giusta per quello che è successo. Il nostro obiettivo è quello di collaborare con le altre parti. Non c’è alcun motivo di scontro e di polemica. Quanto è accaduto è una cosa terribile, il Bonturi dovrà pagare e il nostro scopo è di arrivare ad una pena giusta per quello che è successo”.
“Come parti civili abbiamo aderito alle richieste della difesa e accettate del pubblico ministero, ha dichiarato invece il legale Di Giovanni, in merito all'acquisizione del fascicolo, salvo avvalerci della possibilità prevista dal codice di poter ascoltare se lo ritenessimo necessario altri testimoni, purché siano rispettati il principi dell'oralità e della formazione della prova in aula".
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