"Chiunque sarà sindaco o sindaca di questa città dovrà misurarsi con il tema del lavoro. Siamo una città in forte sofferenza, che si sta accartocciando su se stessa e tutti gli indicatori sono negativi". Così Edi Lazzi, segretario provinciale di Fiom Torino, ha introdotto l'incontro che i metalmeccanici Cgil hanno organizzato con i candidati, in apertura della seconda giornata della festa annuale di Fiom. Un evento fatto di assenze, oltre che di presenze, ma anche di scenari: dal passato al futuro, passando per un grosso punto interrogativo sull'auto elettrica, indicata invece da più parti come il destino inevitabile delle quattro ruote.
LA PORTA DUE COME CASSA DI RISONANZA
La cornice è quella della porta Due di Mirafiori, da dove era stata lanciata la partita della gigafactory Stellantis, finita poi a Termoli. "Ma qui lavorano ancora più di 13mila persone, che diventano 70 mila in tutte le sue proiezioni esterne. Non è un elemento trascurabile", sottolinea Lazzi. Ma Torino ha un tasso di disoccupazione dell'8% e Mirafiori "è solo un pezzo di un problema più ampio", dice Giorgio Airaudo, segretario regionale di Fiom. "Il tema della disoccupazione, soprattutto giovanile, è molto grave: siamo l'ultima, tra le grandi città del Nord".
Non partecipano Valentina Sganga fermata da un'indisposizione, mentre Paolo Damilano ha declinato l'invito ("ognuno è responsabile delle scelte che fa, secondo noi ha perso un'occasione", dice il segretario Fiom): sul palco ci sono Angelo D'Orsi e Stefano Lo Russo.
"CITTÀ IN CRISI, AMMINISTRAZIONI INERTI"
"Anche se parliamo di operai, impiegati e lavoratori - dice D'Orsi - c'è anche una controparte che dobbiamo considerare. E se parliamo di Stellantis, in questa pandemia i risultati sono migliorati, oltre ad aver ricevuto sostegni economici. Non ci sono stati gli stipendi tedeschi che erano stati promessi, per i lavoratori e la lotta di classe continua, partendo però dall'alto".
"Torino è in decadenza e le amministrazioni precedenti spesso sono state inerti - incalza D'Orsi - e gli ultimi cinque anni sono stati una d'importazione. Ma anche Chiamparino e Fassino hanno spesso sostenuto Marchionne. E tutto questo chi l'ha pagato?".
"TORINO DEVE TORNARE AD ATTRARRE PERSONE"
"Torino è una città che ha un'immagine nazionale e internazionale legata al lavoro e dobbiamo cogliere questo elemento - dice Stefano Lo Russo - e storicamente è stata una città di immigrazione, persone che cercavano di migliorare le proprie condizioni. Oggi il dato vero è che questo flusso migratorio non si è solo fermato, ma è diminuito. Un segnale molto chiaro. La prossima amministrazione deve fare ripartire il ciclo vocazionale che sappia fare tornare Torino attrattiva. Per chi ci nasce e per chi sceglie di venire qui: persone che cercano posti di lavoro di qualità, che diano un progetto di vita".
"Non è il sindaco che dà posti di lavoro - prosegue il candidato del centrosinistra - anche se il Comune da solo dà lavoro a 8000 persone più le partecipate. Ma bisogna creare le condizioni perché le imprese trovino interesse e convenienza a investire qui, portando occupazione. Vogliamo costruire un tavolo con le parti sociali e datoriali per definire una visione di città".
PERPLESSITÀ SULL'AUTO ELETTRICA
"Non sono un grande sostenitore dell'auto elettrica - sottolinea Lo Russo, tirando fuori le sue competenze da geologo al Politecnico - perché c'è una grande questione ambientale. Le batterie non nascono sugli alberi. Litio e silicio non crescono nei campi e si rischia di incentivare industrie estrattive che sono tutto fuorché ecologiche. Per non parlare dei veicoli che si dovranno poi smaltire. La frontiera su cui bisogna lavorare è l'idrogeno, idrogeno verde, come indicato nel Pnrr".
LA PROSSIMA PARTITA BASATA SUI MICROCHIP
Archiviato con dolore l'episodio della gigafactory, la prossima prospettiva è quella dei microchip, targata Intel. Che proprio a Mirafiori potrebbe trovare spazio.
"A livello urbanistico, un'eventuale transizione dentro Mirafiori non sarebbe un problema. Ma la questione riguarda la vocazione industriale della città, dove il sindaco deve entrare a piedi giunti, magari incontrando Tavares", dice Lo Russo. "Non si può lasciare tutto nelle mani di Giorgetti".
TORINO VITTIMA DI UNA NARRAZIONE SBAGLIATA
E D'Orsi aggiunge: "Anche allo stesso tavolo, operai e manager non avranno mai lo stesso peso e questo bisogna tenerlo presente. E non si può guardare solo al futuro, trascurando il passato: il processo di trasformazione che si è verificato dalla giunta Castellani è un dato di realtà, per non dimenticare la spinta sul turismo inseguendo il mito di Firenze o Venezia. Una baggianata. Le Olimpiadi del 2006 sono state l'inizio della catastrofe, a cominciare dal debito. Il passato pesa come un macigno, così come una narrazione che ha creato le basi per i problemi attuali".
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