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Politica | 01 luglio 2025, 08:00

Tiziana Beghin, neo assessora al commercio e turismo: “Priorità a rilancio del commercio e turismo sostenibile per valorizzare il territorio” - Video

Con un background europeo, Beghin affronta temi cruciali come la desertificazione commerciale, mettendo al centro del suo mandato il dialogo con i commercianti e le realtà locali: "Solo attraverso il confronto e la collaborazione possiamo affrontare le sfide e mettere in risalto le potenzialità della città"

Tiziana Beghin, neo assessora al commercio e turismo: “Priorità a rilancio del commercio e turismo sostenibile per valorizzare il territorio” - Video

"Credo che una città come Genova possa fondare proprio sul commercio anche una parte della sua identità e attrattività turistica", così afferma Tiziana Beghin, neo assessora al Commercio e al Turismo di Genova, commentando la delega ricevuta e che la vedrà impegnata nel binomio commercio-turismo, precedentemente 'spacchettate' e adesso unite nuovamente proprio in base alla richiesta della neo assessora. Con un bagaglio di esperienza maturato in Europa, dove ha lavorato nelle commissioni su commercio internazionale, lavoro e industria, Beghin porta una visione strategica che punta a integrare valorizzazione del commercio di prossimità e innovazione nel settore turistico.

Tra le sue priorità vi sono il contrasto alla desertificazione commerciale, il sostegno agli artigiani e alle piccole imprese, e la promozione di un turismo sostenibile capace di esaltare le potenzialità del territorio genovese. Beghin intende mettere a frutto la sua esperienza europea per unire commercio e turismo in un’unica visione integrata, facilitando l’accesso ai fondi europei tramite uffici comunali dedicati e snellendo le procedure burocratiche per agevolare il rilancio dei negozi di quartiere.

Tra le sfide più urgenti, spicca quella di contrastare la desertificazione commerciale nei centri storici e nelle delegazioni, puntando su politiche che valorizzino le botteghe storiche e gli artigiani locali. Sul fronte turistico, l'assessora vuole gestire i flussi in modo equilibrato per evitare i picchi di overtourism, promuovendo un turismo autentico e distribuito lungo tutto l’anno. Sottolinea inoltre l’importanza della trasparenza e del confronto nei grandi progetti urbani, come il waterfront e l’apertura dell’Esselunga a Sestri Ponente, per tutelare i commercianti e coinvolgere i municipi e la cittadinanza.

Il suo mandato si riassume in una parola: "sfida", da affrontare con pragmatismo e collaborazione per costruire un percorso condiviso di rilancio economico e sociale per Genova.

Partiamo dall’inizio: Beghin come ha accolto le due deleghe che la vedranno impegnata sul fronte del commercio e del turismo? 

"Una volta Commercio e Turismo erano insieme. Sono stati poi, diciamo, 'spacchettati', e il Turismo è rimasto vicino alla Cultura o allo Sport. Però io ho richiesto che fosse riaccorpato al Commercio, perché credo che una città come Genova, che ha una fortissima identità commerciale, a partire dalla sua storia, ma dobbiamo dirlo anche ai giorni nostri, possa fondare proprio sul commercio anche una parte della sua identità e della sua attrattività turistica. Oltre, chiaramente, alle meraviglie di cui disponiamo, non seconde alle maggiori città italiane da un punto di vista dell’attrattività turistica. E anche perché, in un momento di sofferenza, dobbiamo dirlo, dei nostri commercianti, soprattutto di quelli di prossimità, trovare delle sinergie con il turismo potrebbe essere un’occasione di reciproco aiuto. Quindi l’ho accolto con un senso di grande sfida, perché effettivamente è una grande sfida quella che mi aspetta nei prossimi anni, però anche con tantissimo entusiasmo. Già da questi primi giorni, da quello che sto osservando sia all’interno della casa comunale sia tra tutti gli stakeholder, che comunque già oggi sono fortemente impegnati a dare contributi alla città, credo che ci siano i presupposti per fare molto bene". 

Lei ha ricoperto ruoli di rilievo in Europa, in particolare nelle commissioni su commercio internazionale, lavoro, industria e mercato interno. Quanto pensa che queste esperienze potranno essere utili nella gestione delle deleghe assegnate a Genova?

"Diciamo che questo è l’auspicio e anche la volontà di rimettersi in gioco, di portare le competenze e l’esperienza maturata in questi dieci anni a Bruxelles a servizio della mia città d’origine. Quindi, sicuramente sono due contesti differenti, però mai come oggi c’è necessità anche di una forte collaborazione tra diversi gradi istituzionali per riuscire a mettere a terra quelle che poi sono anche le politiche europee o le politiche nazionali. In questo contesto, tra le deleghe che io ho, c’è anche quella dei progetti e dei bandi europei. Tra l’altro, ho scoperto che abbiamo un ufficio comunale dove ci sono persone molto preparate, molto attente, già decisamente sul pezzo. E quindi si tratta di individuare quelle che sono le priorità per la nostra città e andare magari anche a ricercare delle progettualità europee che ci possano consentire di avere maggiori fondi. Ma non solo perché, devo dirlo obiettivamente, dopo questi anni al Parlamento europeo, una delle cose che io ho potuto vedere è che i programmi di finanziamento previsti nei quadri pluriennali dell’Unione europea non sono soltanto un aiuto economico per gli operatori, ma sono anche una guida, un’idea di sviluppo verso la quale ci si orienta. E sono anche un aiuto, molto spesso, per capire dove stanno andando i grandi, per esempio, i grandi Paesi. E quindi, in questo senso, anche un aiuto per gli operatori economici". 

Quali sono e saranno le sue priorità nei primi cento giorni da assessora? Su quali misure concrete intende lavorare per dare un segnale di cambiamento e soprattutto un supporto al commercio e ai commercianti?

"Io ho un approccio molto pragmatico e anche molto aziendalista, perché nei dieci anni precedenti alla mia esperienza da europarlamentare mi sono occupata prevalentemente di sviluppo aziendale. Quindi lavoravo in azienda e con le aziende. Diciamo che la regola aurea è quella che prevede che all’inizio si osservi quello che è in campo, lo si misuri, lo si valuti. Non lo si cambia all’istante, a meno che non ci siano delle evidenze di grave pericolo o danno. Si osservano invece i numeri, si valuta, si ascoltano i vari portatori di interesse, e si cerca gradualmente di portare quell’idea di città che chiaramente abbiamo — e per la quale gli elettori ci hanno premiato e ci hanno consentito di essere la guida della città — in modo da poterla inserire e fare, insieme ai vari stakeholder, quei passi che porteranno maggior benessere alla città e maggior benessere agli operatori". 

Uno dei temi più delicati è quello della desertificazione commerciale del centro e delle delegazioni. Qual è la sua strategia per contrastare questo fenomeno?

"Effettivamente, il contesto in cui ci ritroviamo porta delle problematiche che sono poi comuni anche ad altre città. Nella nostra, in particolare, forse una tensione un po’ troppo forte rivolta alla grande distribuzione ha creato non pochi problemi di desertificazione in alcuni contesti. Noi, invece, vorremmo riportare al centro i vari municipi, in un’idea di città policentrica che riguarda tutti i servizi, compresi chiaramente quelli dei negozi di prossimità e del commercio. Come dicevo, anche in un’ottica di sinergia con il turismo, il commercio viene visto come una leva con un effetto anche attrattivo. Ed è chiaro che non possiamo pensare esclusivamente a un tipo di commercio standard, a un tipo di commercio fatto da brand o nomi che si trovano in tutte le città d’Italia, ma anche — e soprattutto — a quello che per noi invece è un patrimonio. Ricordiamolo: noi, per esempio, a Genova abbiamo un numero veramente importante di botteghe storiche, e botteghe storiche di grandissimo livello. Quindi certo, ci sono da vedere diverse questioni. Ora, ricordiamolo: l’istituzione comunale non fa il mercato, non crea i posti di lavoro, non crea i presupposti — magari totali — perché un’azienda abbia successo o meno. Ma sicuramente può portare avanti delle politiche che aiutino in determinati contesti. E questo noi vogliamo fare: soprattutto ascoltare gli operatori e aiutare verso un miglioramento generale del settore del commercio, in tutte le sue sfaccettature. Poi ricordiamo: non parliamo solo di commercio, ma dobbiamo parlare anche di artigianato, dobbiamo parlare di tutti gli operatori economici. Di fatto poi — avendo io, tra le altre cose, come responsabilità il SUAP, lo Sportello Unico delle Attività Produttive — in realtà, in qualche modo, soprattutto per quello che riguarda la burocrazia, che è il grande indiziato sempre da tutte le aziende di ogni dimensione e di ogni genere, in qualche modo cercheremo di portare molta più velocità e più facilità di accesso a quelle che sono le necessità di collegamento tra il Comune e tra gli operatori commerciali. Però, ecco, quello che noi abbiamo in mente è una strategia di più ampio respiro, che necessita del tempo ma che possa portare risultati positivi ai vari operatori dei due settori: commercio e turismo". 

Il turismo è in forte crescita a Genova, ma i cittadini iniziano a parlare anche di overtourism. Qual è la sua visione in merito? Come pensa di coniugare attrattività e sostenibilità?

"Se diamo retta ai numeri, Genova in questo momento non è colpita da overtourism. Però — e questo è vero — la percezione dei cittadini e delle cittadine è differente, proprio perché invece abbiamo dei picchi e delle concentrazioni nel tempo, in certi periodi dell’anno, e anche in certi luoghi della città. E questo fa sì che effettivamente, in certi ambiti, ci sia veramente una percezione di overtourism e anche un certo fastidio. Penso a chi si è lamentato — giustamente — di problemi di traffico per grandi pullman in zone molto piccole. Quindi sicuramente c’è una percezione da parte degli abitanti, anche di quartieri magari più residenziali, rispetto a quella che a volte viene considerata una vera e propria invasione. Dall’altra parte, invece, ci sono le necessità di chi, grazie al turismo, riesce ad avere un impulso commerciale molto importante. Noi quello che dobbiamo fare — e quello che vogliamo fare — è pensare che il turismo deve essere una risorsa e non un problema per la città. E per fare questo, chiaramente, il primo obiettivo è quello di riuscire a gestire il flusso turistico sia in termini temporali — in modo che possa essere sfruttato tutto l’anno e non soltanto concentrato nei periodi storicamente più gettonati, che sono quelli delle ferie estive — sia sfruttando poi quella che è una peculiarità anche del nostro clima. Ahimè, purtroppo, sempre un po’ in cambiamento, visti i cambiamenti climatici degli ultimi tempi, ma che diciamo in generale ci permette di avere un periodo dell’anno che può essere sfruttato per inverni decisamente più miti rispetto ad altre città, e anche estati non così calde come altrove. Sulla base di questo, la nostra può diventare una meta molto attrattiva per un certo tipo di turismo lungo tutto l’arco dell’anno. Bisogna andare a individuare quelli che possono essere i target, i cluster a cui dirigerci, e su questo stiamo facendo una bella programmazione con gli uffici comunali, in modo da fare quella promozione necessaria verso quei paesi, verso quella tipologia anche di turista che possa portare ricchezza alla città. Perché è di questo che abbiamo bisogno: non abbiamo bisogno di turisti che magari vengono ma non si fermano e non pernottano — e di questi purtroppo ne abbiamo molti — e che quindi non lasciano ricchezza alla città. Diverso invece se riusciamo a sfruttare — e in questo abbiamo una sinergia già avviata con l’assessore alla Cultura, piuttosto che con lo Sport e con i grandi eventi — in modo da creare quell’offerta turistica che possa in qualche modo aumentare il periodo di fruizione dei nostri servizi turistici e, soprattutto, aumentare il numero di notti di pernottamento in città". 

Il waterfront è al centro di una grande trasformazione urbana e di marketing territoriale. Qual è il suo punto di vista sul progetto? E quali opportunità vede per il settore turistico e commerciale?

"La questione Waterfront è stata oggetto, soprattutto in campagna elettorale, di una narrativa un po’ distorta, laddove si assicurava che non si sarebbe trattato dell’ennesimo centro commerciale in pieno centro città, mentre fondamentalmente quasi tutti gli addetti ai lavori erano già ben edotti del fatto che la direzione d’impresa era proprio quella. Oggi stiamo cercando di valutare quale sia lo stato dell’arte e come si possa eventualmente intervenire per dare una maggior tutela anche ai commercianti delle zone limitrofe, che chiaramente si possono sentire in qualche modo minacciati dall’ennesimo centro commerciale. Però devo dire che, in questo momento, siamo in una fase di analisi e non credo che ci siano molte possibilità di modificare un percorso ormai già avviato, senza dover chiaramente impegnare il Comune in azioni che non è nostra intenzione mettere a rischio, considerato che le casse comunali sono già provate, devo dire, da un’amministrazione che forse su alcuni temi ha avuto, almeno in campagna elettorale, un atteggiamento un po’ superficiale rispetto alla comunicazione. Detto questo, stiamo analizzando e stiamo vedendo in che modo si potrà comunque riuscire a governare una situazione che però, devo dire, è una fase già molto, molto avanzata". 

Restando nei municipi, uno dei temi più 'caldi' è quello dell’apertura dell’Esselunga a Sestri Ponente. I commercianti e residenti della zona si sono espressi più volte contrari all'apertura di qualsiasi GDO, a prescindere dal nome. Lei come intende affrontare la situazione? Ci saranno spazi di confronto?

"Noi ci siamo ritrovati con delle situazioni di fatto che non sempre sono modificabili. Il nostro obiettivo, come ho detto, è quello invece di aiutare soprattutto i negozi di prossimità, e non voglio fare una demonizzazione della grande distribuzione, che ha la sua ragione di essere e le sue dinamiche. Però, chiaramente, uno dei punti per noi veramente importanti è quello di mettere uno stop a progetti e iniziative che sono state calate dall’alto. Noi abbiamo vinto queste elezioni anche promettendo maggior condivisione con la cittadinanza, a partire dal decentramento, dal ritorno al decentramento verso il municipio, con un maggior ruolo del municipio non soltanto in termini di autonomia, ma proprio per la sua capacità di ascolto e di percezione di quelle che sono le esigenze dei quartieri. In questo sono sicura che da noi non arriveranno mai decisioni prese e calate dall’alto senza un confronto con tutte le parti interessate, anche laddove si dovessero prendere decisioni che non sono comunque particolarmente apprezzate. Il confronto non mancherà mai, perché purtroppo bisogna dirlo: a volte, nella guida dell’amministrazione della cosa pubblica, ci si trova anche con degli obblighi e delle imposizioni, o come in questo caso con delle scelte che sono già state compiute e che sono di fatto irreversibili. Su questo non mancherà la nostra trasparenza e la nostra comunicazione su tutti i passi, anche perché credo che dare informazioni e certezze agli operatori commerciali sia già un segnale di grande serietà. Detto questo, abbiamo un obiettivo da raggiungere in cinque anni, che speriamo siano sufficienti, perché insomma a volte abbiamo progetti anche molto ambiziosi e probabilmente ci vorrà anche più tempo. Però non ci sarà mai nessun progetto, nessuna progettualità che non venga condivisa, e soprattutto tutte le parti interessate verranno ascoltate". 

Se dovesse scegliere una parola chiave per il suo mandato, quale sarebbe?

"Sceglierei 'sfida', perché sono stata per dieci anni capodelegazione della mia forza politica a Bruxelles, vice presidente dell’Intergruppo Sport e europarlamentare. Posso dire che da questo primo mese, in realtà, l’insediamento è avvenuto fondamentalmente poche settimane fa, due settimane fa, devo dire che è molto, molto impegnativo, molto sfidante, però anche molto stimolante da un certo punto di vista, perché si riesce a vedere abbastanza velocemente l’effetto delle proprie azioni. Si riesce a stare a contatto con le persone, si riesce a dare veramente soddisfazione a chi chiede giustamente che il Comune sia presente, che l’istituzione faccia quello che deve fare, ossia essere al servizio dei cittadini. E su questo non c’è mandato a nessun livello che non sia quello comunale che permetta di avere questo contatto diretto".

Federico Antonopulo

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