Un collegamento tra il passato e il futuro.
Un passato protagonista di lunghe code e traffico già dalle prime ore del mattino di persone che si recavano al lavoro di fretta. Ma anche un ponte strategico che portava tante famiglie alle tanto attese vacanze estive.
Un passato che ricordano tutti i nostri genitori e nonni, perché il vecchio caro Morandi loro lo hanno visto costruire con occhi grandi e un po’ increduli per un’opera così immensa, bella e importante per gli anni ‘60. Si, il ponte Morandi che attraversava la Val Polcevera venne costruito precisamente nel 1963 e concluso nell’anno 1967.
Il ponte della felicità, dell’innovazione, del progresso, in una città di mare come Genova.
Purtroppo, adesso è ricordato più come il ponte che per anni è stato curato male o addirittura abbandonato. È il ponte dello stupore, sia prima che dopo. Dopo, quando sotto un brutto e forte temporale dove la nebbia volta di mistero lo ha avvolto e come un grissino, lo ha spezzato.
Era il 14 agosto di circa tre anni fa. La città, ma anche l’Italia intera si è fermata, sconcertata che nel 2000 una struttura del genere potesse rovinosamente crollare.
Un crollo che nel cuore di qualcuno ha portato disperazione e dolore, perché su quel ponte, quel 14 agosto maledetto c’erano ben 43 persone a percorrerlo, tra adulti e bambini, che più vedranno il sole.
Da subito si parlava di ricostruzione con il timore che mai, vista la burocrazia e le indagini, si vedesse una nuova costruzione.
Invece, la completa demolizione del Morandi che ha anche subito l’esplosione di due pile c’è stata, insieme ad un lungo pianto da parte di tutti, per qualcosa che definitivamente moriva.
Ma la vita continua, anche per una strada, perché il futuro a volte sorprende, e anche bene.
Il 25 giugno 2019, infatti, è stata posata la prima pietra del nuovo ponte, un momento toccante e commovente per tutti.
Nel giro di un anno, è stato costruito il viadotto del futuro, il nuovo ponte di collegamento e di ricordo, con il nome simbolo della città di Genova: San Giorgio, da grandi imprese dove senza mai sosta, testa e mani hanno sempre lavorato insieme, anche nel mezzo di una pandemia, anche nella notte di Natale.
A idearlo è stato l’architetto Renzo Piano che ha donato il disegno alla città di Genova.
È stato costruito con acciaio e calcestruzzo per una lunghezza di circa 1067 metri ed un’altezza di ben 45 metri. 19 sono le campate e 18 le pile in cemento armato a sezione ellittica. 18 sono anche i lampioni montati sui pali posti al centro della carreggiata. In cima ci sono le luci di segnalazione al traffico aereo.
Così, il nuovo viadotto ha preso vita con l’inaugurazione del 3 agosto 2020.
Un’inaugurazione criticata e discussa a lungo perchè c’è chi legge in quel giorno non la vita ma l’intenzione di festeggiare sulla morte e sul dolore di chi ha perso per sempre qualcuno.
Tra i presenti ricordiamo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il progettista Renzo Piano, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, il sindaco di Genova e Commissario Straordinario per la ricostruzione del viadotto Marco Bucci, dell'arcivescovo di Genova Marco Tasca dell'arcivescovo emerito di Genova Angelo Bagnasco.
A far pace con il passato, a commuovere, emozionare, dopo una pioggia fine che bagnava uno splendido arcobaleno che ha salutato tutti dando ancora una volta un messaggio di speranza: la vita corre ancora sul viadotto San Giorgio e nella mente di chi ricorda qualcuno che ha salutato la vita terrena sul ponte Morandi.
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