Torino – insieme a Roma, Milano e Napoli – spinga per la legalizzazione della cannabis, togliendo una parte della criminalità dalla strada e restituendo così più sicurezza ai cittadini. E’ questa la proposta di Igor Boni che, candidato alle Primarie del centrosinistra, ha scelto di concludere la sua campagna elettorale nella “collinetta dello spaccio” del Valentino.
Boni lancia il “Manifesto delle città democratiche e antiproibizioniste”
E proprio dall’area verde all’angolo tra corso Vittorio e corso Massimo, dove ogni giorno è possibile vedere persone che vendono e acquistano droga, ha deciso di lanciare il “Manifesto delle città democratiche e antiproibizioniste”. Un documento che propone azioni concrete a due livelli, politico nazionale e comunale.
"Legalizzare la cannabis per avere meno spacciatori in strada e garantire più sicurezza"
“Le città – spiega Boni - sono quelle che subiscono i danni maggiori dal mercato “nero” delle sostanze stupefacenti. Soprattutto in periferia, dove la presenza di spacciatori giorno e notte in strada, aumenta il senso di insicurezza: in più la criminalità organizzata ci guadagna”. L’idea dell’esponente dei Radicali è che le Città Metropolitane – come Torino, Roma e Napoli – facciano rete per fare legalizzare il consumo della cannabis “togliendo una parte importante di spaccio dalle vie cittadine, aumentando così il livello di sicurezza”. Una proposta in controtendenza a quella della destra quindi, che punta su una maggiore presenza di forze dell’ordine sul territorio.
In Città Metropolitana agenzia per la tossicodipendenza
“Se diventerò poi sindaco – ha aggiunto – vorrei aprire, a livello di Città Metropolitana, un’agenzia per la tossicodipendenza”. Una struttura che era già stata creata negli anni ’90, che però ebbe breve vita. La proposta di Boni è che questa realtà crei una rete tra i Comuni, le associazioni di volontariato, le Asl e i Sert per aiutare i tossicodipendenti con piccole azioni concrete.
Distribuire siringhe gratis o creare stanze del "consumo" di droga con medici
“Trent’anni fa– spiega – a livello italiano erano circa 1.300 i morti per eroina: ora sono la metà. Quest’agenzia dovrebbe svolgere azioni per la riduzione del “danno”, cioè creare ad esempio dei punti di distribuzione delle siringhe. Oppure sul modello di quanto accade all’estero, penso a stanze del consumo, cioè dei posti dove puoi assumere sostanze stupefacenti sotto il controllo medico”. Oltre a questo dovrebbe svolgere attività di monitoraggio, a livello provinciale, sull’assunzione di droga, fornendo così informazioni utili alle istituzioni e ai Comuni.
Commenti