Rose bianche e rosse sulla bara, insieme alle sciarpe e a una maglia che portava impresse nell’anima, l’immenso e storico striscione del suo club Giovani Biancorossi Gazzada steso davanti alla chiesa, tanti tifosi, ognuno con un aneddoto incredibile che lo riguardava, l'inchino e il grazie delle associazioni di volontariato, da Aimo ad Avis e Croce Rossa locali e una lettera-simbolo detta nel ricordo prima della messa dalla figlia Sara che, insieme al fratello Flaviano e alla sorella Marinella, ha detto addio al papà Diego Cendaroni.
«Caro Diego detto il Cenda - ha detto tra le lacrime Sara - cercherò di essere professionale come te, che hai fatto della tua vita una missione dello sport per gli altri. Ti chiedo scusa perché non avevo capito che il tempo sottratto alla famiglia era dedicato a fare il leone e l'uomo d’altri tempi che entrava nel cuore e nell’anima di così tante persone. La vita non è stata facile per te ma, da Avis ad Aimo, Croce Rossa, Pro Loco, ciclismo, boxe e calcio, tu sei sempre stato un vero pugile che ha abbattuto tutti. Non ti sei mai piegato nella malattia. Ci lasci i valori della lealtà e dell'aiuto agli altri, di chi ci crede sempre e lavora tanto per essere una persona migliore. Oggi mi immagino il cielo biancorosso. Buon viaggio, Cenda».
«Dagli spalti del Franco Ossola e dal tuo cuore è nato l'impregno dell’Avis, dell’Aido e della Croce Rossa a Gazzada - ha aggiunto Eliana Brusa, presidentessa Avis Gazzada, commossa a fine cerimontia - Hai dato a noi e a questa comunità un imprinting che è quello del volontariato e della passione per la vita e per il Varese. Abbiamo continuato nella vita a seguire il suo esempio».
Dopo l'omelia di don Peppino Maffi («Ci hai insegnato che la mediocrità, la superficialità e l'indifferenza non hanno futuro e che bisogna fare bene il proprio lavoro per lasciare un segno») fuori dalla chiesa, davanti allo striscione dei Giovani Biancorossi Gazzada, guizzava, più vivo che ma negli occhi e nelle parole di tutti, un pezzo della forza vitale del Varese e di Gazzada.
«Brontolava sempre ma ti dava l’anima»
Pietro Frontini
«La domenica prima l’arbitro ci aveva negato un rigore e lui si era presentato in curva con un occhio gigantesco disegnato su uno striscione e una sola scritta in stampatello rivolta al campo: OCCHIO. E un’altra aveva perfino costruito delle piccole assi da usare come battimano per fare un casino pazzesco e sostenere il Varese»
Enzo Rosa
«Se ne va un pezzo dei piani bassi che, però, erano molto in alto. È stato un uomo di sport ma anche di ciclismo con i suoi giovani biancorossi. L’Aido, qui, l’ha portata lui. Io mi ero iscritto addirittura prima di compiere 18 anni, cioè del termine in cui avrei potuto farlo, convinto da lui. Trasmetteva qualcosa e ti trascinava a fare questi gesti bellissimi quasi senza accorgersene»
Mario Zeni
Facciamo qualcosa per Gazzada, diceva. La sede della Croce Rossa, qui, l'ha ispirata lui. Era riuscito a utilizzare, non so come, dei container provenienti dal terremoto del Friuli. Quando diceva una cosa, la faceva e ti veniva da seguirlo naturalmente.
Cesare Montorfano
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