Un momento di felicità per 250 famiglie torinesi in difficoltà: è stato soprattutto questo il 'Pranzo a 1000' in tempi di pandemia. L'iniziativa, organizzata e promossa come consuetudine dal Banco Alimentare, si è svolta questa mattina in una veste completamente rinnovata, con ritiro al ristorante e consegna effettuata direttamente da numerosissimi volontari appartenenti a diverse organizzazioni benefiche del territorio.
Un messaggio di speranza con la partecipazione dell'arci-vescovo Nosiglia
Per l'associazione si tratta di un risultato importante in grado di rispondere alle sempre crescenti difficoltà della cittadinanza: “È stata - ha dichiarato il presidente Salvatore Collarino – una giornata di festa e di speranza, con un pasto bello e cucinato con amore dai nostri chef. Le nuove povertà causate della pandemia hanno portato, purtroppo, a un incremento del 20% delle 110mila persone abitualmente assistite: molte di loro, fino a ieri, non avrebbero mai pensato di aver bisogno del nostro aiuto; questo piccolo segno permette di riacquistare un po' di fiducia”.
Significativa, sotto tutti i punti di vista, è stata la partecipazione dell'arci-vescovo di Torino Cesare Nosiglia, protagonista delle consegne avvenute presso la sede delle Suore Albertine in via Carrera: “Questo pranzo - ha commentato – ha trasmesso un importante segnale di avvicinamento e solidarietà, un segnale concreto che va oltre le parole. L'iniziativa dimostra alle famiglie che non sono sole: la solitudine distrugge, speriamo che questa attenzione e questa disponibilità possano proseguire anche in futuro”.
Il menu dello chef stellato Federico Zanasi di Condividere
Tra gli chef aderenti c'era anche la stella Michelin Federico Zanasi di Condividere alla Nuvola Lavazza, autore di un menù composto da gnocchi alla romana, seppie in umido con patate, piselli ed erbe aromatiche e bonet: “Se possiamo regalare un sorriso - ha ammesso – o un piccolo momento di felicità non ci tiriamo indietro: cucinare è sempre un atto d'amore e di generosità verso qualcuno; questo è anche lo spirito del ristorante, riflesso nel nome e nel pranzo 'di casa' che abbiamo preparato per sottolineare la convivialità della giornata”.
Dalla cucina alla tavola grazie ai volontari
Un ruolo decisivo, come detto, è stato quello giocato dai volontari che hanno ritirato e distribuito i pasti: “Assaggiare piatti preparati da chef stellati - ha spiegato Elena Insolda, responsabile dell'associazione Filadelfia – non è una cosa che accade ogni giorno: siamo sicuri che questa iniziativa abbia fatto bene allo spirito e al cuore. Non sentirsi abbandonati, in un momento in cui le persone che si stanno rivolgendo a noi per chiedere aiuto stanno aumentando, è molto importante; la rete del volontariato, in ogni caso, non si è mai fermata”.
La conferma di quanto appena descritto è arrivata da Marco, uno dei beneficiari dei pasti: “Aprire il cuore in questo modo - ha raccontato – dimostra il fatto che qualcuno tiene veramente, non solo materialmente ma anche affettivamente, a chi è in difficoltà”.
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