Per lui, venerdì 19 marzo, era stato organizzato un momento di preghiera: più di 500 persone sul canale YouTube di Vita Diocesana si erano riunite nella speranza di una sua guarigione. Don Marco Silvestrini, settantacinquenne, parroco di Campiglione Fenile, però non ce l’ha fatta, ed è morto ieri mattina per una complicazione cardiaca all’ospedale di Tortona dove era ricoverato per Covid. Risultato positivo il 14 marzo, nei giorni scorsi il suo stato di salute aveva riacceso la speranza in molti: “Ci sembrava ormai in ripresa” commenta il sindaco di Campiglione Fenile, Paolo Rossetto.
Prima di diventare parroco don Silvestrini era marito e padre. Viveva a Roma, dove intraprese il cammino neocatecumenale, e prese i voti dopo la scomparsa nella moglie, avvenuta nel 2005. Otto anni dopo, raccolse il testimone di don Livio Brun a Campiglione Fenile: “Arrivò da Roma nel 2013, dopo 30 anni in cui la parrocchia era stata guidata da don Livio: la gente era un po’ disorientata, non sapeva come accoglierlo” racconta Rossetto. Ma la timidezza durò poco: “Era pieno di entusiasmo e cominciò a lavorare subito per la comunità: rimise in piedi l’oratorio, l’estate ragazzi e restaurò la canonica”.
Nella comunità cattolica, don Marco Silvestrini divenne presto un esempio per lo spirito di ospitalità, come testimonia il vescovo della Diocesi di Pinerolo, monsignor Derio Olivero: “Aveva una grande capacità di accogliere le persone prima di ogni giudizio”. Chi ha avuto occasione di conoscerlo o di seguire le sue celebrazioni ricorda anche le sue capacità empatiche: “Si esprimeva con un linguaggio semplice ma caldo. Era una bella persona, ricca di umanità” aggiunge il vescovo.
A don Marco Silvestrini era molto legato anche al vescovo emerito di Pinerolo, Pier Giorgio Debernardi. Con lui, e con Vita Diocesana, aveva fondato la onlus ‘Acqua nel Sahel’. “Per due anni è stato segretario del vescovo emerito e punto di riferimento dell’associazione che si occupa del Burkina Faso. Ogni volta che tornava dalla missione, il vescovo Debernardi usava trascorrere molto tempo con lui a Campiglione Fenile. Erano molto amici” conclude monsignor Olivero.
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