“Dovete aiutarci, abbiamo bisogno di lavorare”. Lacrime agli occhi, occhi gonfi e urla di rabbia. E’ una protesta diversa dalle altre quella messa in scena questa mattina dagli ambulanti, a Porta Palazzo. A scendere in piazza della Repubblica i commercianti non alimentari, quelli che attualmente non possono lavorare a causa delle restrizioni anti Covid.
Le ragioni della protesta
Dopo un anno di tira e molla, di aperture e chiusure, la misura è colma. Migliaia di ambulanti, con le loro rispettive famiglie alle spalle, non hanno più idea di come andare avanti. Di come arrivare alla fine del mese.
La testimonianza di un’ambulante
Catene ai polsi, seduta davanti al mercato centrale, Laura (nome di fantasia) sfoga tutta la sua rabbia: “Dovete aiutarci, il Governo deve fare qualcosa. Non possiamo andare avanti così, possiamo durare una settimana”. “Qui in piazza - prosegue l’ambulante - alcuni colleghi non sono potuti venire perché non avevano i soldi della benzina. O i figli a casa, perché la scuola ha chiuso. Non è uno scherzo, è una cosa seria: siamo senza lavoro” conclude.
Nardozzi: “Siamo disperati”
Giancarlo Nardozzi, presidente del Goia, spiega le ragioni della protesta: “Ci siamo seduti e incatenati perché difendiamo il nostro posto di lavoro: non ci fanno lavorare e gli abusivi si mettono al posto nostro, almeno gli facciamo capire che ci siamo”. “Abbiamo bisogno di lavorare, siamo al filo della disperazione” ribadisce Nardozzi.
La richiesta al Governo
La richiesta, avanzata al Governo, è quindi quella di rivedere le norme, di far tornare a lavorare una categoria, quella degli ambulanti non alimentari. “Pensate a mettervi nei nostri panni: ci hanno detto di stare chiusi senza aiuti, cassa integrazione, niente. Stanno distruggendo una categoria, che da un anno non lavora” concludono i manifestanti.
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