“Immediata reintegrazione” nell'associazione MoVimento 5 Stelle e archiviazione del procedimento disciplinare in quanto “erroneo, infondato, illegittimo, iniquo ed ingiusto”.
É quanto chiedono gli espulsi del M5S, quelli che non hanno accordato la fiducia al governo Draghi alla Camera e al Senato, nella replica al Collegio dei probiviri che ha notificato loro il provvedimento disciplinare.
Nella contestazione si fa notare, tra l'altro, la posizione di “conflitto d'interesse” della “proboviro” (termine dal sapore arcaico e maschilista che mal si addice ad una donna, ndr) Fabiana Dadone, neoministra alle Politiche giovanili.
La deputata pentastellata di Carrù, che fa parte del Collegio dei probiviri insieme ai colleghi Jacopo Berti e Raffaella Andreola, viene chiamata in causa per il suo doppio, anzi triplo ruolo, essendo pure la referente per la piattaforma Rousseau.
Ruoli che in passato, con ogni probabilità, le hanno facilitato l’ascesa, favorendone la recente riconferma a ministro in un frangente in cui i posti erano pochi e ambìti, ma che ora, nel momento in cui volano gli stracci, la chiamano in causa.
La linea dura verso i fuoriusciti sembra prevalere e alla Dadone viene richiesto di fare il cerbero dell’ala governista del Movimento.
Sui “dissidenti” e sulla possibilità di riannodare le fila - se Conte dovesse ritenere percorribile il progetto delineato la scorsa settimana nel vertice con Beppe Grillo e i big del Movimento - si rifletterà forse più in là, valutando magari caso per caso.
Conte viene immaginato come nuovo capo politico affiancato da una segreteria, ma sul tavolo ci sono anche le decisioni precedentemente assunte dagli Stati generali con la scelta di una guida a cinque.
Ma non basta. Da dirimere, scottante, c’è il “caso Rousseau” - i rapporti tra Grillo e la Casaleggio Associati si sono fatti tesi – così come resta da sciogliere la questione ancora pendente del vincolo del secondo mandato per gli eletti.
Se finora Fabiana Dadone, nella sua fulminea carriera, aveva trovato la strada spianata, d’ora in poi qualche pietra d’inciampo sul suo percorso dovrà metterla in conto.
Anche perché i “dissidenti” hanno già fatto sapere che, non fidandosi del giurì d’onore del Movimento, adiranno le vie legali.
Il terremoto che sta interessando 5 Stelle e Partito Democratico in questi giorni non fa dormire sonni tranquilli ai parlamentari cuneesi dei due partiti.
E lo stesso ministro d’ora in poi dovrà dormire con occhio solo. Perché quelle stesse Stelle che, fino a ieri, le sono state oltremodo propizie ora …la stanno a guardare.
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