Gli esperti non hanno dubbi: la zona rossa nelle Valli Po e Infernotto serve per evitare scambi quotidiani tra le persone e per far si che la gente non si muova troppo facilmente sul territorio.
È stato ribadito, ieri (3 marzo) nel corso di una riunione tra il prefetto, Patrizia Triolo, l’Asl Cn1, i sindaci dei 12 Comuni della Granda finiti in zona rossa, il Provveditorato agli studi, l’Arma dei Carabinieri e la Questura.
Come abbiamo già avuto modo di scrivere nei giorni scorsi, parte del territorio inserito in zona rossa, in particolar modo Barge, Bagnolo e l’alta Valle Po, possono essere riconducibili al “focolaio Cavour”, dove è stata accertata la presenza di varianti inglesi.
Anche a Barge, nel frattempo, è stata accertata la presenza di un caso di variante inglese. Mentre, a livello generale, le varianti del virus si attestano ormai a più della metà dei casi di contagio, come conferma l’Istituto superiore di Sanità. Nel saluzzese, invece, la presenza di variante tra i casi di contagio avrebbe toccato quota 62%.
Cosa cambia? Cambia che la variante, ecco la fonte di preoccupazione, risulta essere molto più aggressiva, con contagiosità di gran lunga superiore. E colpisce molto di più le giovani generazioni: bambini, anche piccoli, ragazzi, giovani adulti sono i più contagiati. Senza contare che, da sempre, i bambini sono ritenuti uno dei maggiori veicoli di diffusione dei virus.
In questo quadro si pone l’innalzamento delle misure restrittive: la normale attività di tracciamento, infatti, potrebbe non più bastare. Ecco perché la Regione ha deciso di agire sulla circolazione delle persone e sulla scuola. il rischio potrebbe essere quello di una diffusione abbastanza rapida. Nelle scuole, infatti, si contano molte classi con la presenza di soggetti positivi, senza contare i possibili asintomatici.
Anche in questo caso, come ci testimoniava il sindaco di Bagnolo Piemonte, risultato positivo al Covid così come le figlie di 1 e 3 anni, si registrano casi di contagio anche tra i piccoli alunni, senza però situazioni di particolare criticità. Le situazioni più delicate sono circoscritte.
Stando anche alle disposizioni di legge, la didattica – in zona rossa – è stata sospesa per tutte le scuole di ogni ordine e grado.
“Consapevoli dello sforzo che si richiede alle famiglie – scrive il dirigente scolastico dell’Istituto Paesana-Sanfront, Maria Angela Aimone – si chiede di considerare che la didattica a distanza, in questo momento, è l’unica modalità possibile che abbiamo per continuare la relazione educativa e didattica necessaria per la formazione degli alunni”.
La Dad resta in vigore anche per gli studenti residenti in uno dei Comuni in zona rossa ma frequentanti scuole in zone non “rosse”. Il personale, docente e non, come accennavamo ieri, svolge regolarmente servizio, secondo le necessità della scuola.
Fortunatamente, le case di riposo della zona rossa, al momento, non stanno dando segnali di allarmismo. La situazione è pressoché ovunque sotto controllo. Ad onor del vero, va detto che le RSA sono state le prime ad essere interessate dalla campagna vaccinale, sia per ospiti che per operatori. Questo potrebbe aver migliorato di gran lunga le cose. Specialmente in questa fase di possibile nuova ondata.
La variante inglese, poi, si differenzia anche per le modalità ed i processi che servono per poterla individuare. In Piemonte, c’è solo l’Istituto Zooprofilattico che è in grado di individuare la variante Uk, processo per il quale servono anche tempi molto più lunghi: si parla di una settimana minimo per poter effettuare il sequenziamento e rilevare la variante. Un iter, insomma, lungo, che potrebbe far ipotizzare come la variante scoperta in questi giorni a Barge sia stata sottoposta a tampone una settimana fa.
L’obiettivo della chiusura è quindi limitare al massimo gli spostamenti della gente.
Al contempo, però, lo sforzo dell’Asl Cn1 è volto anche ad incrementare notevolmente le vaccinazioni, sul territorio della zona rossa. Si pensa infatti ad un percorso vaccinale dedicato, non più concentrato sul centro vaccinale di Saluzzo (in ospedale) ma con la creazione di alcuni hotspot, alcuni centri vaccinali direttamente sul territorio. Questo anche per evitare, come detto, lo spostamento di persone sull’arco di tutta la valle.
In questi centri, ovviamente, si seguiranno le direttive del piano nazionale: sul territorio si provvederà quindi alla vaccinazione degli over 80.
La creazione di una rete di centri periferici era già prevista nella strategia dell’Asl, ma la situazione che si è venuta a creare ha imposto un’accelerazione.
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