È come se ci fosse stata un’inversione ad U in autostrada ai 200 Km all’ora.
Eppure, anche a Cuneo, il cambio di linea politica deciso in un amen da Matteo Salvini non ha scosso più di tanto i dirigenti dell’ormai ex Carroccio.
In provincia Granda, notoriamente, il partito è caratterizzato da due “anime” (guai a definirle correnti).
Da un lato, l’asse del deputato Flavio Gastaldi e del consigliere regionale Matteo Gagliasso, che hanno il filo diretto col capogruppo alla Camera Riccardo Molinari.
Dall’altro, quello del senatore e segretario provinciale Giorgio Maria Bergesio e del consigliere regionale Paolo Demarchi, vicini al vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, all’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e al presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Gastaldi respinge quasi con sdegno la valutazione che si sia in presenza di una svolta.
“Nessuna svolta. É sui temi con i quali la Lega si è confrontata con il Presidente incaricato che si gioca la partita. Salvini – spiega il deputato e sindaco di Genola - ha posto sul tavolo alcune questioni prettamente concrete quali: sblocco dei cantieri, no a qualsivoglia patrimoniale, taglio alla burocrazia e respiro alle famiglie, aziende e partite Iva in difficoltà. Evidentemente – considera - il colloquio con Draghi ha preso una strada in discesa che ha fatto scaturire le dichiarazioni rese ieri da Salvini.
Non capisco gli attacchi alla Lega di queste ore. Il Presidente Mattarella ha chiesto un Governo con la più ampia convergenza politica parlamentare. La Lega apre a Draghi senza porre veti, come fanno altri, e la colpa dovrebbe essere ancora una volta di Salvini?”.
Gli fa eco Gagliasso, il cui giudizio è sovrapponibile a quello di Gastaldi: “Non si tratta affatto – afferma - di una svolta. Nelle ultime settimane più di una volta abbiamo detto che erano i temi ad essere al centro del confronto con il Presidente incaricato. La Lega ha posto delle questioni molto concrete che servono al Paese, partendo dallo sblocco dei cantieri, passando ad un no secco ad una patrimoniale per finire al taglio delle tasse e della burocrazia. Dalle dichiarazioni successive all’incontro – aggiunge il consigliere regionale saviglianese - si capisce che il colloquio è stato in discesa. Vedremo se anche gli altri partiti ascolteranno quanto detto dal Presidente della Repubblica, oppure si nasconderanno dietro a nuovi veti, quelli che ci hanno portato a questa situazione”.
Il suo collega a Palazzo Lascaris Paolo Demarchi non fa cenno al ruolo che tutti gli organi d’informazione attribuiscono a Giorgetti, attenendosi ad una dichiarazione di circostanza.
“Mattarella – sostiene il consigliere regionale saluzzese - ha chiesto un governo di salvezza nazionale e Salvini ha accolto l’appello, da leader del primo partito nazionale quale è, dimostrando che siamo una grande forza, rompendo il giochino di chi è contro la Lega a prescindere e pensava di riproporre il trio Pd/5Stelle/LeU, tenendo fuori la Lega, prima forza politica del Paese”.
Come si evince, i commenti dei giovani esponenti leghisti – non da oggi - sono sempre molto “blindati”. L’abitudine all’“obbedir tacendo”, a maggior ragione in questa congiuntura, consiglia loro prudenza.
Ma se la prudenza è virtù comprensibile per i giovani puledri, risulta di più difficile interpretazione per una vecchia volpe qual è il senatore Bergesio, il quale si mostra più abbottonato che mai.
“Stiamo a vedere che cosa accade”, si limita a dire. Senza aggiungere null’altro.
Bergesio sa bene che quanto successo nel giorno di Santa Dorotea è un passaggio in qualche misura “storico”, che non potrà non avere ricadute sui futuri assetti di potere interni al partito.
Il suo giudizio lo esprimerà appieno soltanto dopo venerdì, giorno in cui si vedrà se Mario Draghi sarà riuscito a varare un governo e con quale formula.
Politica | 08 febbraio 2021, 07:02
La Lega cuneese si allinea alla svolta “europeista” di Salvini
Il cambio di rotta pro Draghi è stato accolto con parole d’ordine dai giovani dirigenti Gastaldi, Gagliasso e Demarchi. Prudente il senatore e segretario provinciale Bergesio, il quale intuisce che potrebbero esserci conseguenze sui futuri assetti di potere nel partito
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