Il Nazionale

Cronaca | 06 febbraio 2021, 08:30

E' emergenza cinghiali nelle colline del chivassese: la disperazione degli agricoltori della zona

Pier Luigi Lagna, di Cavagnolo, e Lauretta Minetto, di Castagneto Po, sostengono che le battute di caccia siano troppo poche e chiedono interventi urgenti alla Regione

E' emergenza cinghiali nelle colline del chivassese: la disperazione degli agricoltori della zona

Circolano indisturbati distruggendo praticamente tutto quello che incontrano sul loro cammino. Campi coltivati e pure le auto che si trovano sulla loro traiettoria. E' emergenza cinghiali nei comuni della collina chivassese, per i danni alle coltivazioni dei contadini. 

Un problema dura da anni ma che, come ha spiegato Ornella Cravero, membro del direttivo di Coldiretti e Consigliera dell’Atc, (Ambito territoriale di Caccia To5), nel 2020 è cresciuto in maniera esponenziale, andando ad aggiungersi alle difficoltà causate dalla pandemia.


(I campi di mais devastati dai cinghiali)

E sono proprio state le restrizioni legate al Covid a contribuire all'aumento degli animali. "Purtroppo nel 2020, causa Covid, sia il piano di contenimento sia la caccia hanno avuto periodi di sospensione incentivando così l’incremento della popolazione dei cinghiali - spiega Cravero -. Il piano di contenimento effettuato dal personale della Città metropolitana di Torino e dai controllori volontari ha visto 1120 interventi, una media di 3 al giorno, con 1.169 capi abbattuti, cui vanno aggiunti i capi uccisi dai cacciatori durante il periodo di caccia".

Il problema è però rimasto e la soluzione non può di certo continuare ad essere il risarcimento danni alle colture. La soluzione, quella vera, potrebbe essere invece racchiusa in un intervento da parte della politica.
"Chiediamo di riprendere in mano la legge regionale sulla caccia e che venga attivato un coordinamento efficace e puntuale tra la Città metropolitana, la Regione, gli ambiti territoriali di caccia, i consorzi alpini e i parchi - continua Cravero -. Abbiamo poi bisogno di uno snellimento della burocrazia per permettere agli agricoltori che lo desiderano di effettuare la caccia ai selvatici nei propri terreni".


(Un altro dei campi rovinati dai cinghiali selvatici)

E' necessario però che i provvedimenti non tardino ad arrivare. "Rischiamo di perdere delle aziende agricole e il territorio, già molto fragile, diventerà abbandonato. Ciò che deve far riflettere è che non saremo più in grado di garantire un futuro ai nostri giovani che hanno iniziato l’attività agricola".

Una situazione al limite che i coltivatori della collina conoscono molto bene. Come Pier Luigi Lagna, imprenditore agricolo di Cavagnolo. Sui suoi campi ha posizionato recinti elettrici che però "non fermano più i cinghiali". Più della metà dei campi viene inevitabilmente danneggiata. "Ci sono aziende che stanno davvero barcollando perché non riescono più a reggere le spese e i profitti agricoli, come si sa, sono sempre più ridotti - sostiene -. Da anni stiamo chiedendo a tutte le istituzioni di intervenire. Le poche battute di caccia per abbatter i selvatici sono ininfluenti rispetto alla popolazione degli ungulati che abita le nostre colline e il territorio del parco fluviale del Po".

Lauretta Minetto, imprenditrice agricola di Castagneto Po, si sfoga. "Tutte le sere una dozzina di cinghiali arrivano nei miei campi, prati e cereali, e li devastano". Chiede maggiore sicurezza, anche per la sua famiglia.
"Siamo quotidianamente a rischio per incidenti stradale causati da questi animali. Si tratta di problemi per i quali attendiamo risposte da anni - incalza -. Poi c’è il problema delle coltivazioni danneggiate. Lavoro i campi per nulla, con l’arrivo dei cinghiali i raccolti sono danneggiati e vanno persi".

Il frutto del suo lavoro è praticamente pari a zero. "Negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Se un tempo qui transitavano pochi cinghiali, uno o due, ora i selvatici si muovono in gruppo, con effetti devastanti sui coltivi - aggiunge. Per poi concludere con un appello -. Per migliorare la situazione serve più impegno della politica. Siamo consapevoli che una soluzione definitiva sarà difficile da trovare. Chiediamo però che il problema dei selvatici venga almeno attenuato".

Sulla vicenda è anche intervenuto Pierangelo Cumino, presidente degli Atc To3, To4 e To5. "L’emergenza selvatici interessa molte parti dell’area agricola torinese ed il loro impatto è pesante - interviene -. Alcuni giovani agricoltori sono stati costretti ad abbandonare le loro attività perché stufi di non poter raccogliere nulla dai campi".

Chiede una presa di posizione chiara da parte della Regione. "Mi rendo conto che la Regione Piemonte fa il possibile per ristorare i danni ma i tempi per le procedure sono troppo lunghi. Risolvere l’emergenza cinghiali non sarà semplice, ce ne rendiamo conto, e l’attuale normativa non sembra garantire un contrasto efficace ai danni. La Regione Piemonte dovrebbe emanare direttive chiare e unitarie, senza delegarle a Province e Città metropolitana".

Antonia Gorgoglione

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