Il Nazionale

Politica | 05 febbraio 2021, 11:13

Il grande dubbio della Lega: partito di lotta o di governo?

Formalmente il Carroccio si dichiara unito, ma il dibattito tra le due anime è serrato: c’è chi preme per dire sì a Draghi e chi teme di lasciare troppo spazio all’opposizione a Fratelli d’Italia

Il grande dubbio della Lega: partito di lotta o di governo?

 

“Faremo le valutazioni domani dopo l’incontro della nostra delegazione con Draghi. Per ora non abbiamo null’altro da dichiarare”.

Così Giorgio Bergesio, senatore e segretario provinciale della Lega, rispetto alla situazione politica determinatasi dopo la decisione del Presidente della Repubblica di affidare a Mario Draghi l’incarico di formare un nuovo governo.

Ieri sera c’è stata una direzione provinciale a Cuneo ma, a quanto riferiscono i dirigenti, si sarebbe parlato unicamente di aspetti organizzativi.

Difficile credere che la questione governo non sia stata affrontata, ma anche se lo fosse stata i due parlamentari cuneesi, il senatore Bergesio e il deputato Flavio Gastaldi, sono consapevoli di avere scarsa voce in capitolo.

Fosse anche solo per far presente le istanze che arrivano dall’area cuneese per le infrastrutture da realizzare e la ricostruzione post-alluvione.

Un’area nella quale – è bene ricordarlo – il loro partito alle ultime consultazioni ha superato il 40%.

Nella Lega in queste ore c’è dibattito serrato tra la posizione del leader Matteo Salvini e l’asse Giorgetti-Zaia-Calderoli.

“Mario è un fuoriclasse come Ronaldo, non può stare in panchina” - avvisa Giorgetti -, che, in un’intervista all’Agi, evita tuttavia di aprire contrasti con Salvini. “Nessuna divisione tra noi – assicura -. Mi ha chiesto di andare alle consultazioni. Senza la Lega il governo sarebbe zoppo, ma serve coerenza con i nostri valori. No a fotocopie di Conte, abbiamo proposte ragionevoli, il primo partito va ascoltato”.

Giorgetti esclude l’astensione: “Voteremo a favore o contro”.

Ma non è solo la Lega in difficoltà in questo momento.

Lo è tutto il centrodestra, che, nonostante i proclami di unità, si sta spaccando.

Tre distinte (e sempre più distanti) posizioni, documentate plasticamente dal fatto che le delegazioni andranno separate a colloquio da Draghi.

Giorgia Meloni ha annunciato che resterà all’opposizione “responsabile”, precludendo in questo modo la possibilità di un eventuale ingresso nell’esecutivo al suo braccio destro Guido Crosetto.

Non è un mistero che la Destra romana di Rampelli e Lollobrigida (non da oggi) guardi con fastidio al ruolo sempre più rilevante acquisito da Crosetto in FdI.

Silvio Berlusconi ha fatto un netto endorsement al premier incaricato, così come il leader di “Cambiamo” e presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

Ma è la Lega indubbiamente a sentirsi maggiormente accerchiata, specie dopo il contrordine deciso da Giuseppe Conte per i 5 Stelle.

Salvini fa sapere che “ascolteremo Draghi senza pregiudizi, prima dell’interesse di partito viene quello del Paese, ma lui – avverte - dovrà scegliere tra le nostre richieste e quelle di Grillo”.

Per il Capitano il vero problema è tenere insieme le due anime della Lega, di lotta e di governo, pena la messa in discussione della sua leadership.

I cosiddetti “governisti”, pressati dal mondo imprenditoriale del Nord, in particolare quelli del Nord Est, premono.


GpT


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