Tre famiglie attive nello spaccio, un mercato della droga - quello di San Fermo - e un giro d'affari florido e redditizio. A mettere la parole fine è stata la Squadra Mobile di Varese che, guidata dalla dirigente Silvia Elena Passoni e coordinata dalla Procura della Repubblica di Varese, nelle scorse ore ha eseguito numerose misure cautelari nell'ambito di un'operazione denominata "San Fermo 2".
In particolare nella rete sono finite tra Varese, Brusimpiano e il Milanese 13 persone, quattro delle quali si trovano ora in carcere e cinque agli arresti domiciliari.
Un'indagine lunga e complessa, («una delle più importanti degli ultimi tempi in provincia di Varese» ha commentato il questore Giovanni Pepè) che ha portato a smantellare un sistema di spaccio che faceva capo a tre famiglie. Una parte attiva era recitata anche da alcune donne, che non avevano esitato ad esempio a prendere in mano l'attività mentre gli uomini si trovavano in carcere, ricevendo istruzioni dai parenti detenuti.
Le tre famiglie agivano autonomamente, supportandosi a volte nelle forniture, e gestivano lo spaccio al dettaglio prevalentemente di cocaina (per un volume stimato dagli investigatori di 2/3 etti ogni tre mesi), ma anche di hashish e marijuana. Tra i loro clienti gente non solo del rione di San Fermo, ma anche di tutta Varese. La droga arrivava con rifornimenti nel Milanese e veniva quindi ceduta nelle strade del quartiere, sotto case e persino alle fermate degli autobus.
Tra i clienti c'erano anche molti minorenni, come alcuni minorenni - ora denunciati alla Procura per i Minori di Milano - erano coinvolti nell'attività di spaccio. Giovanissima, solo 23 anni, anche una ragazza considerata dagli investigatori della Squadra Mobile varesina un elemento centrale dell'attività e ora finita in carcere.
In alcune situazioni la droga veniva ceduta "all'ingrosso" a soggetti che poi a loro volta provvedevano a distribuirla alla clientela. Il gruppo non lesinava le maniere forti, soprattutto nei confronti di chi aveva debiti. Proprio da un episodio di questo tipo erano partite le indagini: nell'agosto del 2018 una Volante aveva trovato in strada un uomo sanguinante e con il volto tumefatto, punito con la violenza proprio perché non era riuscito ad onorare un debito contratto. Gli approfondimenti effettuati dalla Mobile dopo quell'episodio, nonostante la reticenza dalle vittima, hanno permesso di ricostruire l'attività fino all'esito delle ultime ore.
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