La conferma arriva dall’avvocato albese Stefano Campanello, che insieme al collega Roberto Macchia ha difeso l’ex assessore braidese nell’indagine con la quale nel giugno 2020 la Direzione Distrettuale Antimafia di Torino aveva acceso i propri riflettori su quella che gli inquirenti presentarono come la prima "locale" dell’ndrangheta scoperta in provincia di Cuneo. "I pubblici ministeri Cappelli e Castellani – spiega il legale – ci hanno notificato l’avviso di chiusura delle indagini, col quale chiedono al Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Torino di procedere con l’archiviazione per Massimo Borrelli".
Nel procedimento l’esponente del Partito Democratico, dipendente Slow Food, assessore nella Giunta di Gianni Fogliato dopo aver già fatto parte dell’esecutivo guidato da Bruna Sibille, era indagato con l’ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso.
Nei suoi confronti l’accusa di non essere rimasto indifferente alle richieste che il principale indagato dell’inchiesta, Salvatore Luppino, avrebbe avanzato nei suoi confronti nel corso del 2017, alla ricerca di un lavoro socialmente utile che gli consentisse di ottenere la libertà dal carcere.
Un'accusa che l'esponente Pd, dimessosi all’indomani dell’avviso di garanzia, aveva da subito respinto, protestando la propria estraneità ai fatti contestati. Le verifiche compiute dai magistrati hanno ora appurato che l’ex assessore, non si sarebbe in realtà prodigato per trovare all’uomo un lavoro presso il canile municipale, limitandosi a indirizzarlo presso gli uffici competenti, dove quella richiesta venne alla fine respinta.
"E’ una notizia che confermiamo con molta soddisfazione – spiega ora Campanello –. Siamo riusciti a chiarire una vicenda che ovviamente si presentava come molto delicata. In questo quadro è stato molto utile il comportamento tenuto dal nostro assistito. Sin dall’inizio Massimo Borrelli ha tenuto un atteggiamento molto maturo, al di là del dolore e della comprensibile costernazione ha stabilito un confronto leale e serio coi magistrati, e questo ha consentito di dimostrare che le accuse nei suoi confronti erano soltanto frutto di suggestioni prive di qualsiasi fondamento: cose e fatti che Borrelli non aveva mai commesso. I magistrati hanno fatto i loro controlli e hanno verificato che quanto sostenuto dal mio assistito corrispondeva alla verità di come andarono effettivamente le cose. L’archiviazione richiesta dai magistrati inquirenti e che ora dovrà passare il vaglio del Gip è il naturale epilogo di un quadro che alla luce degli accertamenti si è rivelato nei suoi riguardi privo di fondamento".
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