Il Nazionale

Cronaca | 05 gennaio 2021, 11:57

Nucleare: Carmagnola, Mazzè, Rondissone e Caluso tra i Comuni che potrebbero ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti in provincia di Torino

Dopo anni di attesa, il Governo ha dato il nulla osta per la pubblicazione della mappa con i luoghi considerati idonei ad ospitare la struttura. Ma nella città del Peperone cresce il malcontento

Nucleare: Carmagnola, Mazzè, Rondissone e Caluso tra i Comuni che potrebbero ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti in provincia di Torino

Un'area situata tra i Comuni di CalusoMazzè e Rondissone, nel chivassese, potrebbe ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti nucleari. Dopo anni di attesa, infatti, lo scorso 30 dicembre Sogin, la Società di Stato incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, ha reso nota la Cnapi, Carta nazionale delle aree considerate idonee ad accogliere i rifiuti nucleari di bassa e media intensità che il nostro paese ancora produce.

Il documento, tenuto segreto dal 2015, è stato pubblicato sul sito web del deposito nazionale (www.depositonazionale.it) nella notte tra il 4 ed il 5 gennaio, dopo il nulla osta ricevuto dal Governo. 

Non appena ricevuta la notizia della proposta di localizzazione dei siti per le scorie radioattive il vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Marco Marocco, ha convocato per oggi pomeriggio, martedì 5  gennaio, un incontro con le amministrazioni coinvolte per esaminare la situazione. L’iniziativa è stata presa anche dai vertici della Provincia di Alessandria. A Rondissone, l'amministrazione comunale ha già organizzato, sempre nel pomeriggio, anche una seduta di Giunta comunale.

"E' sempre la stessa storia - è il commento a caldo del primo cittadino di Rondissone Antonio Magnone -. Sembra che il nostro territorio abbia una calamita che attira i depositi per i rifiuti...".

I luoghi considerati idonei, in tutta Italia, sono 67, ma solamente 8 sono localizzati in Piemonte. Nella mappa, oltre a Caluso - Mazzè - Rondissone, per la Provincia di Torino compare anche il Comune di Carmagnola, che, appresa la notizia, ha preso subito le distanze dalla decisione di Sogin.

"Apprendiamo oggi dagli organi di stampa che Carmagnola è stata inserita, con autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente, tra le proposte di siti per deposito di scorie radioattive - scrive in una nota stampa la Sindaca Ivana Gaveglio - Comunichiamo che la città di Carmagnola non è stata informata preventivamente e che l’avviso pubblicato indica una proposta di Carta Nazionale di 67 aree potenzialmente idonee sulla base di valutazioni che non condividiamo assolutamente".

Sostiene che farà di tutto per bloccare la realizzazione del sito sul suo territorio.

"Siamo determinati a dimostrare la non idoneità dell’area individuata e a proteggere il territorio carmagnolese ed i suoi abitanti e facciamo appello a tutte le forze politiche, alle associazioni di categoria e a tutti i Cittadini di affiancarci in questa battaglia".

Nella mappa sono stati anche individuate sei aree nella provincia di Alessandria: Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio. Esclusi invece dalla lista i Comuni di Trino e Saluggia, nel vercellese, che già ospitano due centrali nucleari.

Sulla vicenda è intervenuta anche l'organizzazione ambientalista Greenpeace, che ribadisce di non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale che ospiti a lungo termine i rifiuti di bassa attività e, “temporaneamente”, i rifiuti di media ed alta attività.

Oltre a essere "l’unico caso al mondo di gestione combinata dei rifiuti", sostiene che il Deposito nazionale potrebbe creare anche altre problematiche "come la possibile decisione di “nuclearizzare” un nuovo sito vincolandolo a lungo termine alla presenza di rifiuti pericolosi. E l’ipotesi che vi sia un consenso dei cittadini, e degli enti che li rappresentano territorialmente, a ospitare il deposito unico".

Secondo Greenpeace sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma utilizzando i siti esistenti o parte di essi e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni.

Anche la politica nazionale ha commentato la vicenda. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia e componente commissione ambiente, ha dichiarato: "Potrei limitarmi a fare la sindacalista del territorio e sostenere che gli otto potenziali siti individuati in Piemonte sono da cancellare. Credo, invece, che sia doveroso rappresentare il disagio e l’irritazione di tutti quegli amministratori locali  che apprendono, a decisioni prese, che i loro Comuni o le loro Province sono idonei ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari a bassa e media intensità".

"Sia chiaro: nessuno mette in discussione la necessità di individuare l’area più idonea, visto i ritardi accumulati dal nostro Paese e costati già più di una sanzione da parte della Commissione europea. Quello che non è tollerabile, da parte di questo o qualsiasi altro governo, è il metodo impositivo: prima si decide e poi si discute. Contro questo modo di procedere presenterò un questioni time urgente ai ministri competenti per denunciare il comportamento inaccettabile e umiliante del governo verso le amministrazioni locali. Non sono decisioni tardive, prese alla chetichella, che potranno risolvere un problema grave".

Per Italexit con Paragone "questa scelta rappresenterebbe la pietra tombale per questo territorio, evidentemente considerato da Roma come la discarica d’Italia in cui tutto è lecito. Il copione è sempre lo stesso: progetti solitamente obsoleti descritti come incredibili opportunità per lo sviluppo e l’occupazione dei comuni interessati, ma che diventano in poco tempo delle mangiatoie per le aziende private che si spartiscono centinaia di milioni di fondi pubblici tra appalti e consulenze. In questi mesi di lockdown abbiamo assistito ad un’insolita accelerazione circa il numero di iniziative simili presentate nel Canavese e nel resto del Piemonte, quasi come se si volesse sfruttare l’impossibilità per comitati e cittadini di scendere in piazza a protestare".

 

Antonia Gorgoglione

Commenti