Torino si avvia verso le elezioni amministrative del 2021 e nel centrosinistra il percorso che tramite le primarie, Covid permettendo, porterà alla scelta del candidato sindaco. Tra le figure che hanno fatto un passo avanti, dichiarando la propria disponibilità a concorrere per diventare la figura di riferimento della colazione, vi è Igor Boni.
Leader dei Radicali, con un occhio sempre rivolto all’ambiente, Boni ha rivelato quella che è la sua idea di Torino che sarà, una città che dovrà per forza affrontare con idee e programmazione la crisi post-Covid.
- Lei si è candidato alle primarie del centrosinistra: che progetto ha in mente di avviare per Torino? Quali sono i punti cardine della sua candidatura?
Torino deve smettere di guardare all’ombelico, deve aprirsi. Deve allearsi con Milano per fare progetti comuni: è impensabile oggi risolvere problemi da soli, non possiamo più guardare ai cugini milanesi come avversari. Deve poi allearsi con i Comuni dell’area metropolitana, ragionare solo più come Torino non è più possibile. Non lo è per l’ambiente, per il ciclo dei rifiuti, per i trasporti. Tutto deve essere fatto insieme. La questione dei trasporti è la priorità assoluta, dobbiamo completare la linea 1 e fare la linea 2.
- Torino è una città che attira giovani grazie agli Atenei, ma poi non riesce a trattenerli. Come si inverte questo trend?
Centomila ragazzi studiano a Torino, vengono a Torino ma poi la lasciano in gran parte perché mancano le opportunità. Non esiste un provvedimento da mettere in campo, ne esistono una serie: riqualificazione ambientale, trasporti e capacità di attirare imprese nella nostra città. Per farlo occorre una rete di alleanze e contatti con l’Europa e le grandi città del Nord Italia per poter conquistare investimenti che creino posti di lavoro. E’ quello che manca.<script type="text/javascript" src="//services.brid.tv/player/build/brid.min.js"></script>
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- Dalla Gondrand alle poste di via Monteverdi, passando per la Manifattura Tabacchi: in città le aree dismesse sono abbandonate al degrado. Qual è la sua idea per recuperarle?
Questo è un aspetto fondamentale per recuperare le periferie, per riqualificarle. Non sono parole a vuoto, sono cose concrete: milioni di metri quadrati oggi vedono scheletri industriali di una Torino che non c’è più e quindi bisogna seguire due strade. La prima è la riqualificazione ambientale: oggi, al posto di Tossic Park, c’è un bosco costruito dalla società per la quale ho fatto l’amministratore unico. Andate a vederlo, a Basse di Stura: è qualcosa di concreto e di visibile. La forestazione urbana possiamo utilizzarla per recuperare molti ettari di aree dismesse di questa città. Poi ci sono i fondi che arrivano dall’Europa, i Recovery Fund. Quei fondi devono essere utilizzati per restituire queste aree alla collettività, per utilizzi culturali, museali o altro: questa deve essere una priorità del prossimo sindaco di Torino.
- Il prossimo sindaco dovrà amministrare una città in ginocchio a causa della pandemia. Come si risana quella frattura che rischia di lasciare indietro una grande fetta di popolazione?
Noi 10 anni fa con Valentino Castellani e Idee per Torino indicavamo a questa città il problema oggi evidente a tutti: esistono fratture che dividono la città in più città diverse. Corso Regina Margherita separa Torino Nord dal centro e sono due realtà completamente differenti: una completamente riqualificata e una da riqualificare. Questa frattura va amplificandosi con le difficoltà economiche, ce lo dice il Rapporto Rota. La prima cosa che dovrà fare un sindaco è dire la verità: non andrà tutto bene. Abbiamo di fronte mesi e anni di difficoltà e nessun sindaco da solo riuscirà a risolvere il problema. E’ un lavoro di squadra e questo è quello che chiedo a chi vorrà darmi il voto. Si tratta di un percorso lungo, con molteplicità di strumenti da mettere in campo: attirare finanziamenti imprese, costruire progetti comuni e non avere paura dei capitali privati.
- Circoscrizioni. Un valore aggiunto o un ente da riformare e depotenziare?
Io credo che sia un valore aggiunto che abbiamo perduto, immaginate i servizi che le Circoscrizioni erogavano fino alcuni anni fa. E’ chiaro che c’è un problema di denaro e di costi per riportare i servizi sul territorio, ma è un aspetto che dobbiamo considerare. Oggi, il contrasto tra la Giunta comunale governata dal M5s e le Circoscrizioni governate dal centrosinistra ha depotenziato un potenziale che esiste nella collaborazione istituzionale tra i due enti. Credo che debba essere riconquistata quella capacità di lavorare insieme e che le Circoscrizioni abbiano un ruolo molto importante, di prossimità ai cittadini e per riportare l’attenzione su quelle problematiche che quei quartieri hanno.
- Questione trasporti e mobilità: tra ciclabili, pedonalizzazioni e disincentivo all’utilizzo dell’auto, Torino ha intrapreso una strada “giusta”? Qual è la sua visione in termini di mobilità e viabilità?
Io non punto su una linea, è evidente che le piste ciclabili e l’utilizzo della bicicletta è qualcosa di importantissimo che vedrà uno sviluppo grande in questa città. Il ritardo trentennale che abbiamo noi è quello della metropolitana. Altre città, anche più piccole di Torino hanno 3 linee della metropolitana. Lo dico non come sogno idealista: dobbiamo finire la linea 1, aprire i cantieri della linea 2 e già immaginare la linea 3. Con tre linee della metropolitana Torino diventa una città europea. Poi ci sono alcuni nodi del traffico fondamentali: piazza Baldissera e piazza Derna. Fare dei sottopassi che aiutino a decongestionare il traffico e collegare l’aeroporto di Caselle con le principali stazioni della nostra città deve essere una priorità. Come si può immaginare di far venire dei turisti a Torino senza un aeroporto ben collegato con un treno che porti alla città? Tante linee da usare insieme, nessuna deve prevalere sulle altre.
- La cultura è un fiore all’occhiello per Torino, una vetrina sul mondo: come si ridà linfa a un settore caduto in crisi causa pandemia?
La domanda è molto difficile: il settore della cultura, come quello della ristorazione e del turismo, hanno subito e subiscono danni che non si risolvono in un mese. Sarà un percorso di rinascita difficile. Penso che non dobbiamo avere paura dei grandi eventi, come ne hanno avuta il Movimento 5 Stelle. Io dico che i grandi eventi possono e debbono essere sfruttati: lancio l’idea di Torino Capitale Europea della Cultura. E’ qualcosa che può dare lustro alla nostra città e portare turismo. Le grandi eccellenze culturali che abbiamo devono essere collegate tra loro molto meglio di come sono oggi dal punto di vista dei trasporti. E’ innegabile però che dal punto di vista della cultura avremo di fronte un anno di difficoltà, dal quale usciremo con una collaborazione istituzionale insieme agli enti che si occupano di questo.
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