Il numero di persone rom e sinti attualmente presenti sul territorio piemontese è compreso tra 6 e 7mila, con una percentuale di minorenni che sfiora il 60%: è soprattutto per loro, e per le loro famiglie, che l'associazione AIZO chiede più attenzione: “Con lo sgombero – sottolinea la presidente di AIZO Carla Osella – dei campi di lungo Stura Lazio, corso Tazzoli e via Germagnano è stato perseguito l'obiettivo di chiudere le aree di sosta ma, al tempo stesso, si è creata una situazione fuori controllo in grado di generare insicurezza”.
Un possibile approccio per affrontare la tematica viene individuato nella sinergia tra attori e le stesse famiglie rom e sinti: “Ci sarebbe bisogno – prosegue Osella - di un vero patto sociale, tra istituzioni e terzo settore, in grado di accompagnarle verso la scuola, il lavoro, la casa; non possono essere abbandonate a se stesse ma devono essere stimolate a fare un salto di qualità e ad essere più responsabili per un cammino verso l'inclusione”.
A queste problematiche se ne aggiungono altre di ancor più difficile trattazione come la questione femminile, causata dalla scarsa frequenza scolastica e dalla mancanza di occasioni di incontro e discussione, o le discriminazioni ancora troppo diffuse specialmente nel mondo del lavoro: “Non possono esserci sgomberi – conclude – senza soluzioni, occorre investire sui rom particolarmente sensibili affinché si facciano medaglia e biglietto di presentazione della propria ricchezza culturale”.
Ben più pesante, invece, è il commento di Igor Stojanovic, mediatore culturale e membro dell'associazione I Rom per il Futuro: “Questa amministrazione – attacca – ha reso strutturale l'antiziganismo vanificando l'ottimo lavoro iniziato negli anni '80: del progetto speciale si sa poco o nulla perché è stato secretato, la scolarizzazione è praticamente a zero e il tavolo con istituzioni e terzo settore è fallito; come se non bastasse le persone sono state buttate fuori dalle baracche in pieno agosto senza la minima trasparenza”.
A rispondere nel merito è la vice-sindaca e assessora al welfare della Città di Torino Sonia Schellino: “Nonostante questo atteggiamento calunnioso – dichiara – preferisco mantenere un approccio proattivo: sicuramente avremmo potuto fare di più ma in questi cinque anni di mandato le riunioni fatte, anche con le associazioni e le stesse famiglie, nel tentativo di risolvere situazioni gravi all'interno dei campi non sono state poche. A molti sono state concesse opportunità che, se non accolte o sfruttate, non possono contemplare una prevaricazione del rispetto delle regole”.
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