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Sport | 22 novembre 2020, 19:14

Sonego, il tennis (e il Toro) nel cuore. Sognando le Atp Finals nella sua città

Intervista esclusiva al torinese che nei quarti di finale dell'Erste Bank Open a Vienna ha sconfitto il numero uno al mondo, Novak Djokovic. "Quel giorno sono entrato in campo con il pensiero di farcela. Se entri già sconfitto non ce la farai mai"

Sonego, il tennis (e il Toro) nel cuore. Sognando le Atp Finals nella sua città

Il Toro nel cuore (lui che ha giocato da ragazzo nelle giovanili granata), ma il presente adesso non è il pallone ma la racchetta. Che lo ha portato anche a battere il numero uno del tennis mondiale. Lorenzo Sonego, giovane stella del tennis torinese, classe 1995, è riuscito a battere il numero uno, Novak Djokovic, nei quarti di finale dell'Erste Bank Open di Vienna. Era il numero 42 del mondo, ripescato in zona cesarini come lucky loser dopo il forfait dell'argentino Diego Schwartzman. Ora è il numero 33 nel mondo. 

Sonego ha fatto sognare, anche chi di tennis non ci ha mai capito nulla. Perché il trionfo del tricolore regala emozioni, sempre, qualsiasi disciplina tocchi. Il giovane torinese sa di aver vinto "la partita", quella della vita, quella che ti gasa, quella che ti fa capire che la strada è quella giusta. Quella che nutre quella fame di vittoria, quel fuoco di ambizione che non vuole spegnersi.E il sogno è, tra un anno, di poter essere di scena a Torino, quando le Atp Finals sbarcheranno per la prima volta sotto la Mole, chiamando a raccolta gli otto migliori giocatori del mondo.

Come hai vissuto e vivi la tua città, Torino, oggi in zona rossa come tutto il Piemonte, durante i tuoi spostamenti in giro per il mondo?

Ad oggi sono tornato a Torino, dopo aver terminato i tornei. Ho fatto una settimana di stop e poi sono ritornato nella mia città, per allenarmi. Nel mondo del tennis, infatti, sono consentiti gli allenamenti.

Lorenzo, ma quanto ti alleni in media al giorno?

Durante i periodi di preparazione arrivo a circa 7 ore al giorno.

La sensazione di tornare nella tua città dopo un po' di tempo?

Tornare a Torino è stato bellissimo, ma devo ammettere che questa situazione di emergenza sanitaria è difficile. È difficile tornare a stare chiusi in casa e uscire solo per allenarsi o in caso di necessità.

Come hai vissuto i tuoi spostamenti durante il Covid? Avevi paura? E soprattutto... come ci si sente a giocare senza pubblico, il grande assente tra le tribune?

Durante le partite e gli spostamenti mi sono sempre sentito al sicuro, i tornei sono sempre stati organizzati benissimo sotto questo punto di vista. In più, è come se vivessimo in una bolla. Ci potevamo spostare solo dall'hotel al club. Fortunatamente, stando in campo è come se questa situazione Covid l'avessi avvertita meno. Ho patito il fatto che, nonostante fossi in posti splendidi, non potessi vivermeli fino in fondo, costretto in hotel, ma la voglia di continuare a fare questo bellissimo sport vince sempre. Senza pubblico è tutto diverso. Sono una persona che assorbe molta energia dal pubblico e, al contempo, vuole comunicargli sempre qualcosa. In questo periodo, invece, deve bastare l'energia trasmessa dall'allenatore.

Lorenzo, la domanda che ti avranno fatto tutti, però, te la vogliamo fare anche noi. Come ci si sente ad aver battuto il numero uno al mondo, Novak Djokovic?

La partita contro Djokovic entrerà sicuramente nella storia del tennis, me la ricorderò per tutta la vita. È stato un giorno stupendo, per me e per l'Italia intera. Una partita che mi ha regalato tanta fiducia: vuol dire che tutto quello che ho fatto fino ad oggi è stato fatto bene, è la strada giusta.

È cambiato qualcosa, in te e per te, dopo quel giorno?

No, una partita non ti cambia e credo che in questo sport sia necessaria la continuità. In generale, sono una persona che non ha paura di trovarsi davanti i grandi nomi. 

Con quali sensazioni sei entrato in campo quel giorno? Ti aspettavi la vittoria?

Non ho avuto paura quel giorno e sono entrato in campo con il pensiero di potercela fare. Certo, se entri già sconfitto non potrai mai farcela. Sono entrato tranquillo e ho cercato di mantenere lo stato di serenità per tutta la partita e di questo sono molto contento, perché ci sono riuscito.

Qualche aneddoto particolare di quel giorno? 

Mi ricorderò sempre l'intervista in inglese dopo la partita (ride, ndr). Mi hanno fatto due domande diverse in inglese, ma io non capivo nulla, la mia mente era altrove e così ho detto due parole, pensando che le domande fossero uguali.

Cosa consiglieresti a un giovane che vorrebbe iniziare a fare il tennista?

Gli consiglierei prima di tutto di capire davvero se in campo si diverte o se è per lui un sacrificio. E poi, l'avere fiducia in un maestro è fondamentale. Trovare una guida che tiene davvero a te, come è successo a me, è una grande fortuna. Gli consiglierei di stare attento a tutto, anche alle piccole cose fuori dal campo. Di non abbassare mai la guardia, ma soprattutto di conservare intatta l'umiltà. I veri campioni restano umili.

Elisabetta Testa

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