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Politica | 25 ottobre 2020, 07:45

Infrastrutture piemontesi: Ciriegia-Mercantour, la grande Incompiuta

Quel traforo, lungo una dozzina di Km sotto il massiccio dell’Argentera, avrebbe consentito un rapido accesso al cuore della Provenza. Un’opera, vista col senno del poi, che sarebbe quanto mai utile oggi dopo l’isolamento dalla Liguria e dalla Francia

Infrastrutture piemontesi: Ciriegia-Mercantour, la grande Incompiuta

Mentre si attendono i finanziamenti e si valuta il da farsi per la ricostruzione dopo l’alluvione che ha isolato la Granda, chi ha memoria storica ricorderà come tra le grandi opere mancate (tante) ci sia il traforo del Ciriegia Mercantour.

Qualche giorno fa, su queste pagine, Nicola Gambaro ha richiamato l’attenzione sulla questione vedendola con l’occhio del giovane scienziato ambientalista e facendo interessanti considerazioni in merito alle ricadute che i cambiamenti climatici hanno e avranno sulle vie di comunicazione, specie quelle intervallive, con rischi sempre più frequenti di frane e smottamenti.

Sommessamente, ci limitiamo a ripercorre a volo d’uccello quella che è stata la grande “Incompiuta” del Cuneese, l’infrastruttura che, se realizzata, avrebbe consentito un rapido accesso al cuore della Provenza.

Si trattava di un tunnel lungo 12 Km, che, partendo dalla località Tetti Noit nel comune di Valdieri e passando sotto il massiccio dell’Argentera, doveva sbucare oltre confine a Saint Martin Vesubie. 

L’Amministrazione Provinciale di Cuneo, nel 1964, aveva costituito una Spa a capitale pubblico, la Si.Tra.Ci, per gestirne la realizzazione.

Tra il 1966 e il 1967 vennero scavati 3 Km di quel traforo, che è rimasto così, senza i restanti 9 km, abbandonato, utilizzato di tanto in tanto dai vigili del fuoco per qualche esercitazione. 

La cronistoria ci dice che il progetto, dopo gli entusiasmi iniziali e i primi scavi, finì nei cassetti per quasi 30 anni (pur restando attiva la società).

Ritrovò attenzione nel 1995, quando Regione Piemonte e Provincia di Cuneo si mostrarono intenzionati a rilanciarlo in grande spolvero con incontri bilaterali tra Italia e Francia.

La Si.Tra.Ci arrivò ad avere, nel massimo del suo fulgore, sotto l’impulso del dinamico FrancoCicci” Revelli, assessore provinciale alle Grandi Infrastrutture, un capitale sociale rilevante, annoverando tra i soci anche la Provincia di Savona.

Nel 2002 – si legge in una nota dell’agenzia Ansa datata appunto 1995 - si transiterà tra Italia e Francia attraverso un nuovo traforo autostradale, quello del massiccio del Mercantour. Il progetto dovrà essere pronto entro la fine di quest' anno e i lavori partiranno nella primavera del '96. Tempi di realizzazione, sei anni appunto, in contemporanea alla costruzione del nuovo traforo del Tenda. Sono questi gli obbiettivi, tutti confermati, durante la quarta riunione della commissione intergovernativa italo-francese per il collegamento autostradale tra Cuneo e Nizza, in Francia, che si è svolta oggi a Torino nella sede della giunta regionale piemontese. La commissione si era riunita in precedenza a Parigi, Nizza e Cuneo. L' assessore regionale ai Trasporti, Ugo Cavallera, ha sottolineato che “con questo collegamento il Piemonte Sud uscirà dall' isolamento, anche in connessione con la prossima costruzione del tratto autostradale tra Asti e Cuneo”.

Senonchè, come tante altre grandi opere pubbliche cuneesi e piemontesi, anche il Ciriegia Mercantour è rimasto, all’atto pratico, nel libro dei sogni.

Se interrogassimo i giovani politici di oggi – parlamentari, consiglieri regionali e provinciali e sindaci – ci direbbero che ne hanno sentito parlare ma, al di là dei titoli di coda, probabilmente non ne saprebbero molto di più. 

La Si.Tra.Ci è stata cancellata dal registro delle imprese il 30 dicembre 2010 e quattro anni più tardi, nell’agosto 2014, la Regione ha cassato definitivamente, per problemi di bilancio, il tunnel delle Alpi Marittime sull’asse Cuneo-Nizza.

Sono sempre ragioni di bilancio a giustificare le rinunce.

In realtà, forse, in pochi avevano davvero creduto all’importanza di quel traforo.

La storia non si scrive con i “se” e con i “ma”, tuttavia non si può non considerare – alla luce del disastro causato dai recenti eventi alluvionali – che il Ciriegia sarebbe quanto mai provvidenziale oggi.

Consegniamo queste riflessioni all’attenzione dei lettori come spunto di dibattito.

Altri – forse meglio e più approfonditamente di noi – potranno aggiungere contributi per dirci quali sono state le vere ragioni che non hanno consentito di portarlo a compimento.

Giampaolo Testa

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