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Politica | 02 ottobre 2020, 16:24

Pillola Ru486, la Regione: "In Piemonte aborto farmacologico soltanto in ospedale"

La decisione sul ricovero spetterà a medico e direttore sanitario. Ok anche al day hospital, ma l'interruzione di gravidanza sarà vietata nei consultori. Lo ribadisce una circolare inviata ad Asl e Aso. Marrone: "Le altre regioni ci seguano". Viale: "E' solo propaganda"

Pillola Ru486, la Regione: "In Piemonte aborto farmacologico soltanto in ospedale"

L'aborto farmacologico? Sarà possibile soltanto in ambito ospedaliero e non direttamente nei consultori. Sarà però possibile in regime di day hospital. Lo ha ribadito una circolare della Regione Piemonte indirizzata ad Asl ed Aso.

La Regione conferma così la propria contrarietà alle linee di indirizzo emanate lo scorso agosto dal ministero della Salute. Il documento, che prevede anche l'attivazione di sportelli informativi, affida le modalità del ricovero alla scelta del medico e della direzione sanitaria. Il riferimento è alla legge 194/1978, a garanzia della "piena libertà di scelta della donna - sostiene la Regione - e del perseguimento di pratiche abortive rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna".

"Auspico che anche altre regioni abbiano coraggio, prendano esempio da noi e rivendichino una competenza regionale su un tema come questo", ha commentato l'assessore Maurizio Marrone.

"Bene per quel che riguarda il day hospital , per il resto non cambia nulla al di là del linguaggio che usano, è solo un po' di propaganda", ha invece detto all'Ansa Silvio Viale, responsabile del servizio unificato Ivg dell'Ospedale Sant'Anna.

"Il blitz antiabortista della Regione Piemonte presenta evidenti profili di illegittimità", ha subito attaccato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Francesca Frediani. "Valuteremo tutte le strade percorribili affinché l'applicazione della legge italiana in materia di interruzione volontaria di gravidanza venga garantita anche in Piemonte, compreso il ricorso alle autorità competenti in materia di giustizia amministrativa (Tar). Ci opporremo in ogni sede".

"Inorridisco di fronte all’insistenza dell’Assessore Marrone nel voler osteggiare a tutti i costi il Ministero della Salute sul tema dell’aggiornamento delle linee guida in materia di aborto farmacologico", ha poi insistito un'altra pentastellata, la consigliera Sarah Disabato. "La proposta di inserire le associazioni Pro Vita nel percorso di scelta di una donna è altamente pericolosa e lesiva. Se l’Assessore desidera frequentare certe piazze oscurantiste è libero di farlo, ma non permetteremo mai che si rischi di importare idee così becere e retrograde all’interno di luoghi sensibili come i consultori".

"La circolare della Regione Piemonte sull'aborto farmacologico rappresenta un passo indietro sul fronte della maternità consapevole e della tutela della salute delle donne e crea una disparità rispetto alle altre regioni italiane", ha invece commentato la vicepresidente del Senato e senatrice Pd, Anna Rossomando. "Ci batteremo per la modifica dell'atto della Regione Piemonte".

E Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione, aggiunge: "La circolare di chiarimento e indirizzo alle aziende sanitarie piemontesi sulle criticità giuridiche delle linee ministeriali sull’aborto farmacologico non è altro che l’esito di un braccio di ferro di uomini senza scrupoli. Il solito compromesso tra falchi oltranzisti e TeoCon. Non posso gioire che siano tornati indietro sui day ospital negli ospedali perché questa campagna rimane un attacco alla libertà delle donne, il cui corpo è usato solo per una battaglia elettorale".

Condanna pure dai sindacati, in particolare da Cgil. "È evidente – dichiara Monica Iviglia, responsabile Politiche di Genere della segreteria della Cgil regionale – che se in Piemonte si limita tale disposizione, escludendo i consultori, si rischia di spazzare anni di lavoro e di esperienze a favore delle donne. La Regione dimentica che il ruolo primario dei consultori è quello informativo e di prevenzione nel percorso dell'interruzione di gravidanza, con personale sanitario formato per garantire la salute delle donne, sostegno psicologico e soprattutto luogo di accoglienza”.
La Cgil del Piemonte annuncia battaglia contro questa circolare che apre un conflitto con il Governo e con le linee guida emanate. “Valuteremo – sottolinea Iviglia – le modalità per aggregare le forze civili progressiste della nostra regione per mobilitarci contro questo ennesimo attacco alla libertà delle donne”.

redazione

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