Il Nazionale

Politica | 17 settembre 2020, 20:21

L'allestimento dei seggi per il referendum continua a 'scaldare' il dibattito politico astigiano

Riceviamo e pubblichiamo una lunga lettera del sindaco Maurizio Rasero in risposta a un intervento dell'esponente PD Michele Miravalle

L'allestimento dei seggi per il referendum continua a 'scaldare' il dibattito politico astigiano

In questa prima metà di settembre sono stato molto impegnato sul fronte delle scuole, per controllare che i lavori programmati fossero correttamente eseguiti e per consentire la regolare apertura delle stesse in sicurezza lunedì 14 settembre, verificando inoltre istituto per istituto, come è mia abitudine, le modalità di svolgimento delle attività nelle nuove aule ed il regolamento delle entrate e delle uscite degli studenti. Al momento tutto bene e desidero davvero ringraziare ancora tutti: alunni, genitori, dipendenti delle scuole e del Comune per il grande sforzo compiuto, che ha consentito di “centrare” tutti insieme questo difficile obiettivo.

Impegnato a operare concretamente sul nostro territorio, non ho quindi potuto seguire gli sviluppi della politica nazionale, tanto meno il dibattito degli opposti schieramenti sul prossimo referendum.

A riportare la mia attenzione su questo tema, ha contribuito l'intervento, a mio parere un po’ maldestro e poco veritiero, di un militante del PD che, forse in previsione di una sua prossima candidatura alle elezioni comunali, mi ha attaccato in maniera un po’ scomposta, mettendo in dubbio il mio sincero impegno e attribuendomi colpe che, evidentemente, sono di altri. A leggere certe sue affermazioni, mi verrebbe da citare il noto detto piemontese: “abbiamo speso tanti soldi per farti studiare, ma...”

Consentitemi quindi una breve risposta a chi ha cercato di screditarmi, in cerca di un po’ di visibilità. Io sono stato fin dall’inizio contrario a questo referendum, che brucerà milioni di euro per un risultato che è già demagogicamente scritto. Trovo incredibile che, poiché quasi tutte le forze politiche si sono espresse per il "sì", questo governo abbia deciso di andare a votare lo stesso su un argomento che la maggior parte dei cittadini non ritiene certo prioritario in un momento come questo, forse per capitalizzare un po' di consenso nonostante una profonda crisi sanitaria, economica e sociale. I cittadini chiedono ben altro: lavoro, sicurezza, aiuti mirati e non a pioggia... chiedano quindi all'amico del PD notizie sull’opportunità di bruciare così tante risorse...

Detto ciò, di fronte ad un referendum mangiasoldi che questo governo ci ha imposto e che persino molti parlamentari di minoranza hanno voluto raccogliendo le firme, ho fin dal primo giorno contestato soprattutto la scelta della data, che comporterà una nuova chiusura di molte scuole dopo appena una settimana dall'inizio delle lezioni! Senza contare le spese per le sanificazioni...
E pensare che sarebbe bastato invertire le date, facendo prima votare e poi, la settimana successiva, aprire le scuole. Ma evidentemente era troppo difficile questo ragionamento per il PD e per i suoi sempre più confusi alleati di governo.

E poi, addirittura, mi si rinfaccia che ad Asti non sono stati spostati i seggi mentre a Calamandrana sì! Con tutto il rispetto per questo grazioso comune del sud della provincia, che ha meno di duemila abitanti e due soli seggi, vorrei ricordare all'amico del PD che il nostro è un comune di 76 mila abitanti, con 78 sezioni elettorali. Due cose un po’ diverse, no? Ma come si fa a fare questo paragone? Uno qualsiasi dei nostri studenti, appena tornato a scuola, è costretto da questa poco lucida scelta governativa a stare di nuovo a casa e avrebbe potuto facilmente spiegare all'amico che sarebbe meglio paragonare Asti alla realtà degli altri sette capoluoghi di provincia della regione Piemonte.

Ed allora, nel caso lo avesse fatto, sapete cosa avrebbe scoperto? Che a Torino, Verbania, Vercelli, Novara e persino a Cuneo (città guidata dal PD) non hanno spostato nessun seggio, perché non c'erano altre strutture che presentassero le condizioni idonee per ospitare le elezioni. Ad Alessandria hanno spostato un solo seggio, perché era in una struttura sanitaria, cosa che abbiamo fatto anche noi, spostando quello della Casa di Riposo Città di Asti nei locali dell’università. Infine, Biella ha spostato un seggio già da febbraio per problemi dei locali che lo ospitavano (come noi abbiamo fatto con il seggio di Montemarzo, trasferito a San Marzanotto) ed un secondo ad agosto, perché in una struttura sanitaria. Siamo cioè il capoluogo piemontese, che con Biella, ha spostato più seggi.

Personalmente avevo un'altra idea, espressa anche in un tavolo in Prefettura: montare una mega tensostruttura in piazza del Palio, che avrebbe potuto accogliere tutti i seggi cittadini. Ci sarebbe stato tutto il posto per parcheggiare e consentire di mantenere le distanze fra le persone. Purtroppo la legge non consente una simile soluzione ed allora mi domando, ma il PD che è al governo, visto che causa Covid abbiamo praticamente cambiato ogni cosa della nostra vita, perché non ha proposto soluzioni simili, che avrebbero consentito di liberare le nostre scuole e di svolgere quindi regolarmente le lezioni?

E qui il nostro poco informato amico del PD ci accusa di non aver provato soluzioni alternative e di essere stati immobili, arrivando persino a proporci di usare per le elezioni l’immobile dell’Enofila, senza sapere evidentemente che, nel frattempo, in quello stabile abbiamo portato dodici classi della scuola Jona, mentre tutte le altre soluzioni sono state verificate ma, come negli altri capoluoghi piemontesi, sono state ritenute non percorribili.

Ora, dopo aver parlato di referendum dal punto di vista dell’organizzazione dei seggi e di tutta la macchina necessaria al loro regolare svolgimento, consentitemi anche di esprimere un mio pensiero in merito allo stesso.

Anche in questo caso, io e il PD non abbiamo nulla in comune: la compagine infatti aveva poi più volte detto “mai riduzione dei parlamentari” mentre oggi, pur di non far cadere il governo e perdere la poltrona su cui sono seduti, sono ufficialmente sul Si; io invece, pur non facendo una campagna elettorale, senza suggerire a nessuno quello che dovrà fare nel momento della scelta, andrò ad esprimere il mio voto convintamente per il NO.

Motivo? Non mi interessano le ripercussioni sul governo, non faccio polemica su altre scelte che avrebbero fatto risparmiare più soldi rispetto a questo taglio, ma esprimo tale voto semplicemente perché piccole province, come la nostra, rimarranno senza il proprio rappresentante. Ma questo naturalmente per il PD astigiano non sembra costituire un problema. Ripeto: non inviterò nessuno a fare qualcosa, ma io andrò convintamente a scrivere NO sulla scheda, anche se so già che la mia scelta personale non influirà di sicuro su di un risultato che sembra scontato.

Maurizio Rasero - Sindaco di Asti

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