Ieri sera il governatore dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha presentato a Varese il suo libro “La destra si può battere”, «che avrei voluto intitolare “Salvini si può battere” perché in campagna elettorale l’ho avuto per due mesi a rompere le scatole» ha esordito. E tra la platea di spettatori, sotto la tensostruttura dei Giardini Estesi, c'era questa volta Roberto Maroni, che con Bonaccini condivide un passato da presidente di Regione, «abbiamo lavorato insieme e anche bene», ma ancora di più l'ingombrante figura di Matteo Salvini.
Era in parterre Bobo, ma avrebbe potuto salire tranquillamente sul palco, accanto al sindaco Davide Galimberti e al senatore Alessandro Alfieri, perché più volte è stato citato dai protagonisti della serata. Un siparietto che, a ridosso di una campagna elettorale in cui Maroni potrebbe essere proprio lo sfidante di Galimberti, ha lasciato i presenti stupiti. Primo per la scelta di questa pubblica uscita di Maroni, che da quando ha annunciato di volersi candidare è stato in disparte da tutti gli appuntamenti pubblici del suo partito (sabato, per esempio, fuori dal palaghiaccio insieme ai varesini c'era Barbara Bison, altro nome in lizza per la candidatura a sindaco di Varese). E perché sono volati complimenti bipartisan, in un insolito corteggiamento tra quelli che in realtà dovrebbero essere rivali politici da qui alla prossima primavera.
«Nel libro di Stefano ho ritrovato molto di quello che anche Maroni ha scritto nel suo – ha detto Galimberti – e nel quale veniva anticipato e affrontato questo modo sbagliato di fare politica che magari paga, ma solo sul breve termine». Quello che utilizza i tweet, i post e i social network per parlare gli elettori. E' invece dalle piazze e dal confronto diretto che Bonaccini consiglia di ripartire per conquistare l'elettorato, «portando però un programma concreto - ha spiegato il Governatore dell'Emilia – Dobbiamo avere il coraggio di indicare un progetto e non di sfidare qualcuno». Consigli di cui il nostro primo cittadino non ha certo bisogno, perché la destra Galimberti l'ha sconfitta cinque anni fa, ben prima di quella che Bonaccini considera un'impresa avvenuta in Emilia Romagna, e perché lo ha fatto nella culla del Carroccio.
Varese, Lega e Salvini a parte, si è parlato di tutto ieri sera, dal Mes alla grande opportunità degli oltre 260 milioni di euro di fondi europei da investire. Dalla sanità, all'autonomia fino al referendum e alle altre grandi riforme che il Pd deve avere i coraggio di fare. A chiudere la serata il firmacopie, dove ancora una volata è stato Maroni a catalizzare l'attenzione, chiedendo una dedica per il figlio Fabrizio che è del Partito Democratico «ma che stasera non è potuto venire».
Altra nota di colore, tra i presenti pochi Democratici ma in compenso tanti esponenti di Italia Viva che a Varese sta raccogliendo sempre più adesioni bipartisan.
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