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Sport | 04 settembre 2020, 01:10

Basket, il brindisi più bello per i 10 anni del Consorzio: una famiglia di 50 persone difende la vita e i valori di una leggenda. Ferrero: «Grazie per quello che fate»

Il capofamiglia Alberto Castelli ha riunito la cinquantina di consorziati che reggono le sorti della Pallacanestro Varese per un brindisi al Cà dei Santi insieme a giocatori e staff: «Abbiamo forse sofferto più che gioito, ma è per questo che ogni gioia di questi dieci anni è ancora più bella». L'ultimo arrivato Douglas conquista tutti con un gesto semplice e unico

Basket, il brindisi più bello per i 10 anni del Consorzio: una famiglia di 50 persone difende la vita e i valori di una leggenda. Ferrero: «Grazie per quello che fate»

Una famiglia. Dove si apprezza la grandezza della Pallacanestro Varese nella piccole cose e nei rapporti umani, piccole cose come un brindisi per i 10 anni del Consorzio - la proprietà del club biancorosso che diventa un'era, accostandosi in 75 anni di storia alle dinastie Borghi, Bulgheroni e Castiglioni, una proprietà diversa dalle altre perché non è di "uno" ma di tutti - insieme al vero giocatore in più, perfino più di Scola: cinquanta uomini e donne, ma senza primedonne, pur se tutti hanno un nome e un'impresa riconosciuti, che condividono il piacere di stare assieme per conto di una leggenda

La famiglia del consorzio Varese nel Cuore si è riunita nella location Cà dei Santi (nome e luogo perfetti per una grande famiglia, con quell'intimità di ampio respiro) per brindare al decimo compleanno e alla stagione che verrà, insieme alla squadra, al coach e allo staff guidati dal capofamiglia Alberto Castelli (i valori, quando sono forti e coinvolgono tutti, partono sempre dall'alto), per rinsaldare un sentimento unico e speciale: Vittorio Ballerio direbbe che è il rapporto che s'instaura nel ciclismo quando nel gruppo si passa la borraccia a chi ne ha bisogno, compagno di squadra o meno, e in quel "tutti" è radunato il senso del Consorzio e della Pallacanestro Varese.

La famiglia del Consorzio ha accolto prima di tutto Toto Bulgheroni, padre nobile della società, che ha usato parole di una semplicità deliziosa e spiazzante: «La Pallacanestro Varese ha vissuto 75 anni eccezionali ma è sempre riuscita a vivere lo sport nella maniera giusta, questa è la sua unicità. Non è facile costruire la squadra con i mezzi che abbiamo ma ci spingono la voglia di farlo per la città e la passione. Non abbiamo potuto festeggiare i nostri 75 anni per via del Covid: vorrà dire che l'anno prossimo festeggeremo i 75 anni più 1. L'impegno e la determinazione ci sono, daremo grandi soddisfazioni al nostro pubblico».

Giancarlo Ferrero rappresenta le radici di quest'avventura, e le radici tout court (quando incontra uomini della provincia di Cuneo, scambia perfino qualche parola nel dialetto della sua Bra), tant'è che raduna in 7 parole il regalo più bello per i 50 consorziati, cedendo simbolicamente la fascia di capitano a ciascuno di loro: «Grazie per quello che fate per noi».

Attilio Caja, con quella sua capacità inarrivabile di leggere un gioco più ampio di quello sul campo e di fare gruppo con tutto ciò che ha, e persino con ciò che non ha, riflette sulle sue solenni arrabbiature: «A volte mi arrabbio, e lo vedete tutti, ma lo faccio perché loro - dice indicando i giocatori - abbiano un vantaggio nella loro carriera. Io aiuto loro, e loro aiutano la Pallacanestro Varese». E infatti i giocatori che se ne vanno da qui, dove ogni anno si deve e si può ripartire da capo solo perché chiunque arriva viene contagiato e plasmato dai valori della famiglia, chiamano Caja soprattutto quando non lo trovano più in palestra. 

Alberto Castelli, prima di sedersi al tavolo dove è presente, tra gli altri, Gianfranco Ponti - apparso davvero a suo agio - ha lasciato il segno con quel suo pragmatismo che rende semplici anche imprese all'apparenza impossibili come quella di unire imprenditori e territorio: «Abbiamo gioito e sofferto, forse più sofferto che gioito, ma questo rende ancora più impagabili i momenti belli di questi dieci anni. Siamo cinquanta imprenditori uniti dal piacere e dalla voglia di dare una mano ma, soprattutto, da una grande passione».

Quella passione che ha portato l'ultimo arrivato Douglas a compiere un gesto semplice perché genuino e quindi straordinario come quello di salutare uno per uno i consorziati prima di andarsene: lo spirito giusto dell'uomo di esperienza che mette le persone davanti a tutto, perfino alla carriera. Questo è il posto giusto per lui. Questa sarà la sua famiglia.  

Andrea Confalonieri

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