Quando il premier Conte, alle 6 del mattina, prende la parola da Bruxelles per annunciare l'accordo sul Recovery Fund, a Torino, in via Botero, decine di cittadini sono già in fila fuori dal banco dei pegni.
Se da una parte l'accordo mira a portare benefici nelle tasche degli italiani, le immagini che arrivano dal centro di Torino, rendono l'idea di una fascia di popolazione non più in grado di aspettare gli aiuti del Governo e dell'Europa. Il motivo è semplice: l'emergenza, per loro, è adesso. La fila fuori dal banco dei pegni si forma alle prime luci dell'alba e la processione va avanti tutto il giorno fino alle 16:15. La nuova gestione, entrata in servizio una settimana fa, ha deciso di allungare gli orari d'apertura, consentendo alle tante persone in coda di completare le proprie pratiche.
C'è chi impegna oro, gioielli di famiglia, argento o orologi e lo fa con sofferenza, per necessità. La necessità di sbarcare il lunario, di combattere la povertà che li ha colpiti o che si è aggravata nell'ultimo periodo. Già a fine aprile, dopo due mesi di lockdown, il banco dei pegni era stato preso d'assalto dai torinesi. Oggi, nonostante la ripartenza graduale delle attività economiche e lavorative del paese, la scena non è cambiata. Anzi. Se possibile la fila è aumentata.
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In via Botero, alle spalle della filiale di Intesa Sanpaolo, vi è lo spaccato di una società in ginocchio, piegata da una pandemia che ne ha acuito le difficoltà. Negli scorsi giorni, al fine di prevenire fenomeni di tensione, le forze dell'ordine avevano chiuso la via al traffico e presidiato la coda. Dopo una settimana, di carabinieri e agenti della polizia municipale non vi è più traccia, ma rimane la vigilanza privata che con pazienza rassicura le persone in fila. I presenti, pur di diverse nazionalità e classi sociali, sono accomunati dalle mascherine indossate sul viso e da quel bisogno di avere subito degli euro da mettere in tasca per arrivare a domani.
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