“Fare lezione così è impossibile”. Non fanno nulla per nascondere la preoccupazione in vista di settembre gli insegnanti delle scuole piemontesi. Riunitisi sotto la Regione, hanno evidenziato tutti i limiti della didattica a distanza e del distanziamento sociale, inapplicabile in aule piccole e spazi limitati.
Con un quadro disegnato al centro di piazza Castello e persone rigorosamente a 2 metri di distanza, i manifestanti hanno reso l’idea di quanto sia difficile garantire agli studenti che a settembre rientreranno a scuola le distanze. “Basta guardare alle mie spalle. 50 persone, 2 classi: quel quadrato lì in mezzo è 256 metri quadri, quale scuola è in grado di garantire uno spazio simile?” afferma Massimiliano Rebuffo, segretario generale Cgil. “O si investe in strutture, o in organici o settembre saremo costretti a tagliare il 50% del quadro orario. Non ci sono alternative” spiega.
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Gli insegnanti, che ritengono il decreto approvato in Parlamento non sufficiente, hanno chiesto al Governo un investimento in strutture e organici. “Il flash mob di oggi è per la sicurezza” ribadisce Teresa Olivieri (Cisl). “Vogliamo rientrare a scuola in sicurezza e i provvedimenti attuali approvati dal Governo non ce lo permettono: non ci sono risorse necessarie per mettere in sicurezza gli edifici, per assumere personale indispensabile per dividere le classi e le condizioni economiche per acquistare le attrezzature che occorrono per fare didattica” spiega la sindacalista.
Inevitabile poi un riferimento alla didattica a distanza applicata in questo periodo: “Non vogliamo continuare con la Dad, è servita per mantenere il collegamento con gli alunni ma non è didattica”. In un quadrato di 256 metri quadri la rabbia e i dubbi degli insegnanti: come si potrà tornare a scuola in queste condizioni? Una domanda che, attualmente, non trova risposta e suscita più di una polemica.
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