Il Nazionale

Cronaca | 28 maggio 2020, 18:45

Thyssen: i manager tedeschi chiedono la semilibertà, famiglie delle vittime scrivono a Bonafede

Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz dovrebbero scontare una pena di 5 anni, ma non sono mai entrati in carcere

Thyssen: i manager tedeschi chiedono la semilibertà, famiglie delle vittime scrivono a Bonafede

"Questa è l'ennesima pugnalata al cuore, speriamo solo che la richiesta venga respinta. Queste persone non sono ancora andate in galera e chiedono già la semilibertà, è inspiegabile". Parole di Rosina Platí, madre di Giuseppe Demasi, una delle sette vittime che nel dicembre 2007 persero la vita nel rogo della Thyssen.

Dalla Germania (la fonte è una giornalista tedesca in contatto con le famiglie) è giunta voce che Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i manager tedeschi condannati nel 2016 a cinque anni per l'incendio avvenuto nello stabilimento torinese, attraverso i loro legali hanno chiesto la semilibertà. Il paradosso è che entrambi sono liberi e, a differenza dei responsabili italiani, non hanno mai scontato un giorno di carcere.

"Abbiamo sentito il ministro Bonafede, speriamo si possa fare qualcosa", aggiunge la madre di Demasi. Gli fa eco Antonio Boccuzzi, ex operaio sopravvissuto al rogo. "Sembra un tentativo estremo per allungare i tempi, ma non sappiamo bene come funzioni il meccanismo della giustizia tedesca, è giusto capire cosa sta succedendo".

La Procura generale torinese ha scritto anch'essa al Ministero per saperne di piú: l'ultima comunicazione giunta sul tavolo del pg Saluzzo risale allo scorso febbraio, quando i manager stavano per entrare in carcere. La pandemia Covid ha poi posticipato la detenzione. "Tra un po' si impiegheranno più anni per l'esecuzione della pena che per il processo", ha commentato l'ex pubblico ministero Raffaele Guariniello, che ha aggiunto: "Non ho mai amato mandare la gente in galera, ma se dopo più di dieci anni si arriva a una sentenza e questa viene eseguita soltanto per buona parte dei condannati e non per i due che hanno responsabilità più elevate, significa allora che qualcosa non ha funzionato".

Marco Panzarella

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