È scoppiata la bici-mania. In epoca di coronavirus, infatti, anche i genovesi hanno scoperto o stanno riscoprendo il piacere delle mobilità dolce. Ecco quindi che, mentre si aspetta di poter percorrere, tutti in sella, con pedalata assistita o meno, i 130 km di ciclabile che collegherà Voltri a Nervi e Pontedecimo, a Sampierdarena non solo ci si organizza, ma si va perfino oltre.
Infatti, non sono ancora completate le direttrici di Levante e Ponente nel quartiere, ma ecco che c’è già un altro progetto per il territorio: una pista ciclabile per bambini. L’idea è dell’associazione CircoliAmo Sampierdarena, che già alcuni anni fa, col Municipio II Centro Ovest, aveva sottoposto alla giunta Doria il progetto “Circoliamo Sampierdarena”, per il restyling sostenibile di via Sampierdarena (progettisti: Alberto Boccardo, Francesca Coppola, Andrea De Caro, Roberto Ferrara ed Edoardo Stortini dei Giovani Urbanisti, Marco Fosella e Stefano Melli).
Oggi, ancora in collaborazione con urbanisti e architetti di P432studio e Radice Comune, che si occupano di progettazione partecipata, si pensa a un progetto esteso al quartiere e non più a una sola via. “In tempi non sospetti avevamo pensato a questa soluzione per ridisegnare il territorio – spiega Roberto Murgia di CircoliAmo Sampierdarena - e ora più che mai sarebbe opportuno farlo per mettere a disposizione dei bambini gli spazi”.
Riproponendo così una versione sampierdarenese del percorso dell’Acquasola o di Pra’, con la chiusura, durante un certo orario, delle strade, che appunto diventerebbero piste ciclabili percorribili in tutta sicurezza. “Per esempio in piazza del Monastero – spiega - in cui i parcheggi previsti per le auto si potrebbero disegnare con piste e giochi come il pampano, in modo che dalle 13 alle 19 diventino spazi giochi”. Ma non solo lì: anche largo Gozzano e altre piazze del quartiere possono essere ripensate e ridisegnate, attraverso il cosiddetto “urbanismo tattico”, con precise finalità e percorsi polifunzionali tracciati a terra, in un’ottica “che sia il più possibile partecipata, cercando di coinvolgere svariati soggetti come il Comune di Genova, ma anche le famiglie, la scuola, i centri educativi e le realtà associative del quartiere, così che ci si possa educare a usare gli spazi in modo appropriato. E a basso costo. Come è stato fatto ai Giardini Luzzati, per esempio”.
E forse ora più che mai, con i centri estivi che non potranno più accogliere gruppi numerosi di bambini e ragazzi, “servirà che sul territorio tutti possano avere uno spazio dove poter giocare e passare l’estate”. Sampierdarena, infatti, è come “una bottiglia di Coca-cola che è stata molto agitata e che si sta riaprendo, ma occorrono i tempi giusti per farlo”, e sembra proprio che siano arrivati.
E con tutto il potenziale che la “Manchester d’Italia” si porta dietro. Perché chi vive e ama questo quartiere, come appunto Murgia, che è educatore territoriale, le idee le ha chiare per rivitalizzarlo e fare rete, attraverso quella che chiama la partecipazione dal basso. Come avviene anche con la Ciclofficina, il laboratorio-officina in cui lui e altri ragazzi sistemano biciclette: “mai come in questo periodo le persone le hanno tirato fuori da garage e cantine – spiega - e le portano qui per farle sistemare o per scambiarle con un nuovo modello”. E poi ci sono le famiglie, che portano le biciclettine dei figli, “cui diamo il caschetto per girare liberamente in via Daste” o i seggiolini della loro “Seggiolinoteca”, che sta piacendo molto, perché si può avere a disposizione un seggiolino gratis perfino per un anno.
E siccome si prevedono molte due ruote in giro, si deve anche pensare a dove metterle, per custodirle in sicurezza. Ed ecco l’idea dei “bike box”: “stiamo cercando spazi, come cantine e non solo, in particolare nel Municipio II, che possano diventare una sorta di box collettivi”. E allo scopo pensa perfino a spazi pubblici da trasformare, come i locali che si trovano sotto la stazione di Sampierdarena, rimasti vuoti e inutilizzati “perché sono considerati luoghi allagabili, ma che con le attenzioni del caso potrebbe diventare un bike box”. Tra l’altro sarebbe una soluzione che potrebbe permettere di prendere la bici, caricarla sul treno, e poi proseguire in sella sulla ciclabile o altrove.
“Il momento non è mai stato così favorevole per la mobilità di questo tipo - conclude Murgia – anche grazie agli incentivi di cui si può usufruire. Speriamo, allora, di poter concretizzare i nostri progetti”.
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