Una diretta Facebook tra Aiac e Lnd Piemonte Valle d'Aosta ha permesso di avere qualche risposta con un intreccio tra sport e ambito medico e sanitario, grazie alla presenza e alle risposte del virologo, responsabile del reparto Malattie Infettive dell'Ospedale Amedeo di Savoia, Giovanni Di Perri.
Il professore ha risposto alle domande da parte di Sebastiano Filardo (presidente Aiac), Vitantonio Zaza (presidente Aiac Torino), Christian Mossino (presidente Lnd Piemonte Valle d'Aosta) e Roberto Scrofani (segretario Lnd Piemonte Valle d'Aosta). Ne è nato un dibattito tra sport e medicina, tra la voglia di tornare alla normalità, rischi e regole. Un viaggio tra le nostre certezze e l'incertezza dilagante nella gestione di un "virus fantasma", così definito dallo stesso Di Perri, perchè in molte persone (potenziali vettori) c'è, ma non si vede nè si sente.
Riprendiamo qualche botta e risposta, riproponendo poi tutta la diretta, sotto.
Zaza: "Come mai le altre nazioni a livello sportivo e nella vita quotidiana stanno per ripartire e l'Italia fa fatica o arriva sempre dopo, non riuscendo a primeggiare? E' un problema politico, economico o scientifico?"
Di Perri: "La domanda abbraccia contesti climatici, geografici, politici e strutturali differenti. Noi in Italia abbiamo sicuramente sperimentato la fragilità di un sistema sanitario molto eroso negli ultimi 10 anni. All'alba di questa epidemia siamo partiti con 8 letti di rianimazione ogni 100 abitanti. La Germania partiva con 28, la Corea del Sud con 16. Strutturalmente siamo messi peggio di altri. D'altra parte inizialmente la scienza può avere alleggerito il peso specifico della questione. A livello geografico, invece, il virus si è presentato in modo diverso in contesti differenti. La Lombardia, per esempio, è stata colpita in maniera troppo forte in un arco ristretto di tempo. Ci sono comunque delle incertezze sulla gestione delle riaperture immediate. I rischi restano tanti".
Mossino: "Dobbiamo aspettare un vaccino nell'ottica di ripartire con l'attività sportiva in sicurezza?"
Di Perri: "In termini di probabilità il vaccino è l'elemento e la soluzione alla quale siamo più vicini. Questa è stata un'infezione strana. Su 100 persone 50 sono totalmente asintomatici, altri 30 fanno un'infezione lieve con un po' di febbre o tosse, altri 20 invece sono sintomatici, e di questo 20% un quarto ha forme critiche che possono portare al decesso. Questo vuol dire che dal punto di vista del pericolo o della protezione della popolazione l'80% si può ritenere abbastanza sicuro. Basterebbe quindi un vaccino che dia un minimo di risposta per mantenere sotto controllo l'infezione all'inizio facendo in modo che non evolva verso forme gravi. Bisognerebbe arrivare all'immunità protettiva permanente, come dopo aver fatto il morbillo. Un vaccino di media forza potrebbe avere i suoi effetti per limitare le forme gravi, a questo sarebbe utile arrivare. Il Coronavirus ha delle caratteristiche strane. E' estremamente trasmissibile, si trasmette per diverse settimane da parte di chi è infetto, a differenza dei classici 5-6 giorni del morbillo, per esempio, e il 50% lo trasmette da asintomatico, quindi senza neanche accorgersene. E' un virus di un inganno forsennato. E' come un fantasma, è una lotta impari tra noi e lui".
Scrofani: "Non è possibile pensare di tenere a casa ragazzi e bambini, ovvero i nostri atleti, senza effettuare sport ancora a lungo. Non si può forzare qualche situazione per avvinarci alla normalità? In previsione della riapertura degli impianti sportivi qual è il suo pensiero per gestire la situazione?".
Di Perri: "Sono d'accordo, ci sono state ripercussioni economiche disastrose e le nostre abitudini sono completamente cambiate in poco tempo. Una via di mezzo va trovata. A livello sportivo e calcistico da Atalanta-Valencia in poi è cambiato tutto e non sarà possibile per moltissimo tempo immaginare uno stadio pieno con tutti i tifosi vicini. La scienza dice che effettuando tamponi e seguendo il corso degli anticorpi a più riprese, registrando sempre un esito negativo da parte degli atleti, questi ultimi si possano ritenere idonei ad effettuare attività sportiva. Questo però è applicabile ad un ambiente che ha delle finanze per affrontare questi monitoraggi e in certi casi, come in quello della Fiorentina, forse non tutti hanno comunque lavorato nemmeno benissimo perché i casi di positività al virus si sono presentati lo stesso. Per quanto riguarda i dilettanti bisogna ragionare in un altro modo, perché non è possibile fare il tampone a tutti. Serve un buon comportamento da parte di tutti, serve catechizzare noi stessi in un modo rigido e inflessibile. Intanto la sierologia mi dice se negli ultimi 15-16 giorni non ho incontrato il virus. E' già qualcosa. Poi direi niente spogliatoi e docce. Se ne può fare a meno partendo già vestiti da casa. Nei campus estivi occorre idoneizzare l'intero ambiente".
Ancora Di Perri: "I bambini più piccoli sono quelli socialmente quelli più controllabili dai genitori e quelli meno a rischio. Lo screening sierologico che costa circa 5 euro per avere un'idea dell'eventuale sviluppo degli anticorpi sarebbe utile. Anche per gli adolescenti il rischio è vicino allo zero, ma possono veicolare il virus. Occorre stare molto attenti, responsabilizzare ragazzi e famiglie".
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