L’irreale silenzio del centro di Torino è spezzato da due soli rumori: di giorno dal cinguettio degli uccellini, di notte dal passaggio sull’asfalto delle bici dei rider che consegnano cibo a chi, rispettando le regole, sta chiuso in casa. Se si lascia da parte l’udito e ci si concentra su un altro senso, la vista, si nota come in realtà nelle strade e nelle gallerie del centro città sono rimasti solo più i senzatetto.
Da quando il Coronavirus ha stravolto la normalità di tutti, da via Roma a piazza San Carlo, passando per via Po e piazza Vittorio, sembrano esserci solo più loro. Le fasce deboli, gli ultimi. Persone che per le più svariate ragioni non hanno un tetto sotto il quale ripararsi, una televisione o un computer per passare il tempo. La loro casa, di fatto, è diventata tutto il centro di Torino. Sia chiaro, i senza tetto sono sempre stati lì, ma nel via vai quotidiano per molti erano “invisibili”. Oggi sono rimasti solo loro, impossibilitati nell’osservare e rispettare le regole stabilite dal premier Conte.
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Se la vita gli aveva già presentato un conto salatissimo, con tutte le difficoltà immaginabili da superare, se possibile le ultime settimane hanno reso ancora più un inferno la vita di questi uomini e donne che non hanno più nessuno a cui chiedere un aiuto, una carità. Per loro molto spesso l’ancora di salvezza è un’ambulanza della Croce Rossa o il passaggio di quei volontari e dipendenti comunali del servizio sociale che se ne prendono cura, fornendogli assistenza psicologia, sanitaria e alimentare. Chi li conforta ogni giorno li conosce ormai a memoria ed è proprio dietro a quest’assistenza gratuita che si intravedono grandi gesti di umanità ed empatia, come quello del volontario che porta agli homeless un pasto caldo o quello che si siede per terra a chiacchierare con una senza tetto.
Il Comune di Torino, intanto, ha reso noto di aver ricavato 129 posti letto sia per le persone dimesse dagli ospedali che per chi dovrà invece sottostare al regime di isolamento domiciliare. Un'azione resa possibile grazie alla collaborazione con Regione e Croce Rossa Italiana, che testimonia come si sia intensificata l'azione dell’Amministrazione comunale per la tutela della salute delle persone senza fissa dimora.
In centro però le giornate scorrono lentissime. Qualcuno in piazza San Carlo, nei tavolini dei bar vuoti, si siede e improvvisa una partita di carte. In via Po è presente una coppia con cagnolino al seguito, in piazza CLN un homeless solitario ha con sé libri e oggetti che gli ricordano casa. I giacigli sono ovunque, specie sotto i portici di via Roma, di piazza Castello davanti al Teatro Regio, ma è nella Galleria San Federico che è ormai nato una sorta di accampamento: la sera sui gradini del cinema Lux chiuso e sotto le eleganti arcate, sono una decina i senza tetto che trascorrono la notte lì. Per svariate ragioni, nessuno di loro vuole andare nei dormitori. Non è così oggi, è così da sempre: qualcuno non può entrare con i cani, le coppie non si vogliono separare, altri trovano complicato “traslocare” tutta la loro roba ogni volta.
Il Coronavirus? Non li spaventa. A preoccuparli è la fame, l’impossibilità di beneficiare della solidarietà dei torinesi. Chi ieri era ai margini della società, oggi è ancora più emarginato. In fondo, per guadare negli occhi l’emergenza causata dal Covid-19 basta osservare con attenzione i senza tetto del centro: persone che vivono un dramma sanitario, economico e sociale in silenzio. Dimenticati (quasi) da tutti.
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