Il Nazionale

Cronaca | 19 aprile 2020, 07:11

Coronavirus e 'Fase 2': Andrea Suppa, un sanremese in Cina racconta il ritorno alla normalità di Shanghai (video)

Andrea Suppa ci ha raccontato come ha vissuto le fasi iniziali del diffondersi della pandemia e per descriverci quella che è stata l’evoluzione cinese, per capire come la prima Nazione ad essersi confrontata con il virus, oggi sia tornata ad una vita pressoché normale

Coronavirus e 'Fase 2': Andrea Suppa, un sanremese in Cina racconta il ritorno alla normalità di Shanghai (video)

“Fase 2” un tema che tiene banco in questi giorni in Italia, parlando dell’emergenza Coronavirus. Si tratta del momento in cui si inizieranno ad allentare le misure del lockdown, con la ripartenza delle attività e la possibilità di uscire di casa. Ne abbiamo parlato con Andrea Suppa, un giovane ingegnere di Sanremo che vive a Shanghai in Cina.







L’abbiamo raggiunto via Skype per farci raccontare come ha vissuto le fasi iniziali del diffondersi della pandemia e per descriverci quella che è stata l’evoluzione cinese nella lotta al Covid-19, per capire come la prima nazione ad essersi confrontata con il virus, oggi sia tornata ad una vita pressoché normale.

“L’emergenza sanitaria l’abbiamo vissuta come in tutte le altri parti del mondo con l’unica differenza che siamo stati i primi, quindi non sapevamo cosa aspettarci da questo virus. Ricordo che la prima volta che ne ho sentito parlare ero in vacanza in Cambogia con la mia ragazza durante il capodanno cinese ed il giorno del nostro arrivo abbiamo letto le prime notizie. - racconta Andrea Suppa - Inizialmente non ci eravamo preoccupati perchè pensi alle classiche notizie allarmanti, poi sono diventate sempre più gravi e non arrivavano solo dai media ma anche da amici e conoscenti".

"Pochi giorni dopo abbiamo avuto influenza, raffreddore, tosse, febbre, dolori muscolari. Non sapevamo cosa aspettarci. Dopo un po’ di giorni siamo stati meglio e abbiamo posticipato il ritorno a Shanghai. Nel frattempo in Cina avevano iniziato a cancellare tutti i voli verso l'estero e anche gli altri Paesi, uno a uno, hanno iniziato ad isolare le linee aree per il territorio cinese. Alla fine ci siamo fatti coraggio e siamo tornati il 4 febbraio”.


Al nostro arrivo Shanghai era quasi in completo isolamento - ricorda - e abbiamo passato alcune settimane chiusi in casa. La città era deserta. Si faceva la spesa online che veniva portata fino al cancello della zona residenziale e lasciata in uno spazio. A fine febbraio abbiamo visto la decrescita dei casi e abbiamo deciso di iniziare ad uscire, anche per la necessità di vedere cosa succedeva e perchè non c’era un divieto che ce lo impedisse. Le strade erano deserte e fa effetto su Shanghai. Questa è una città dove a qualunque ora, anche della notte e in qualsiasi giorno della settimana, ovunque vai, trovi sempre traffico o persone. Ti potevi quasi sdraiare in mezzo alla strada”.

Qui in Italia si fa un gran parlare di Fase 2, com’è attualmente la situazione in Cina? “Questa Fase 2 è iniziata l’ultima settimana di febbraio. A distanza di 3 settimane o poco più dal primo lockdown di Wuhan. Le città grandi avevano già iniziato a ripartire con l'apertura di buona parte delle attività commerciali. - precisa Andrea Suppa - Nel mio caso, nel settore dell’ingegneria lavoriamo molto con il computer, quindi lavorare a casa non fa molta differenza. La nostra azienda ha riaperto il 24 febbraio con l’opzione di lavorare da casa. Si andava in ufficio solo una volta a settimana, evitando orari di punta, soprattutto per prendere la metro. Dal 9 marzo il mio ufficio ha riaperto a tempo pieno. E' un mese che siamo tutti in giro, per le strade e andiamo al lavoro, come prima. Le uniche chiuse sono ancora le scuole anche se ho avuto notizia che riapriranno presto. Una buona notizia su tutti i fronti”.

Il lockdown e lo stare a casa, da voi sono state le misure vincenti per andare oltre la prima fase d’emergenza? “Il blocco è stato quasi immediato, dal momento in cui sono trapelate le prime informazioni. Nel giro di qualche giorno hanno chiuso le maggiori città. Tutti i cittadini si sono comportati in modo esemplare. Tutti sono stati messi in quarantena ed è stata rispettata. Guardando i dati ufficiali, il picco è stato raggiunto in due settimane e poi c’è stata una diminuzione per le 3 settimane successive, una coda che ci portiamo dietro ancora oggi, con una ottantina di casi al giorno più che altro importati. - risponde - A parte la veridicità dei dati, sappiamo  che c’è stato un intervento molto forte del Governo. Non è stato graduale ma immediato ed ha funzionato".

Ti manca l’Italia? Sei preoccupato per i genitori e gli amici che hai lasciato a Sanremo? “L’Italia manca anche se vivo all’estero da 5 anni. Manca anche Sanremo anche se sono andato via dalla città a 19 anni. La preoccupazione c’è, per la famiglia, gli amici. All’inizio, leggevo tante notizie di errori grossolani fatti dalla popolazione. Gente che provava ad evadere dalle zone rosse. Quello ha causato problemi grossi. In Italia non c’è la cultura della mascherina, dell’isolamento dalle persone, della distanza sociale. In Cina siamo sovraffollati ma c’è sempre una distanza sociale che viene rispettata, ad esempio nella metro”.

Qui in Italia si sente molto la mancanza dei momenti di convivialità con amici e parenti, il contatto fisico oggi è limitato. Tutti aspetti del quotidiano che abbiamo imparato ad eliminare per via delle misure di distanza sociale. Visto che lì in Cina siete già in una fase avanzata ti senti di dire che è tornata un po’ di normalità, anche ad esempio per quanto riguarda i rapporti con gli altri e la vicinanza tra le persone? “Siamo una città molto grande, più di 25milioni di abitanti, dove gli stranieri sono una minoranza. Le giornate passano veloci: esci di casa, prendi la metro e stai tutto il giorno con i colleghi. Al ritorno, esci ed è lì dove poi hai a che fare  con gli altri stranieri. La città vive di notte, grazie agli stranieri. La sera si vive un po’ come in Europa. - afferma Andrea - Quando ho ripreso ad uscire, le prime volte faceva un po’ impressione, togliersi la mascherina di fronte alla gente per bersi un bicchiere di vino con qualcuno che ti parla senza protezione a pochi centimetri di distanza. La prima sera non è stato facile, ricordo che sono rientrato a casa, mi sono guardato e ho avuto paura di aver fatto un errore. Alla fine è tutto controllato. In ogni posto dove vai ti fanno scansioni della temperatura e tutti abbiamo una app nel telefono che incrocia i dati sugli spostamenti fatti nelle settimane passate e mostra un codice, verde, giallo o rosso, a seconda dei rischi di contagio che hai avuto. Probabilmente viene violata la privacy ma ti senti più sicuro. Questo permette di uscire e sapere che tutte le persone che sono intorno, sono controllate e non sono contagiate”.

In Cina c’è paura per un ritorno alla prima fase dell’emergenza Coronavirus? “C’è preoccupazione per una seconda ondata. Il governo cinese ha chiuso gli accessi per tutti gli stranieri dal 28 marzo. - prosegue l’ingegnere sanremese - Anche a quelli residenti in Cina, quindi chi è uscito, ora non può rientrare, con delle eccezioni per i diplomatici. Nelle ultime settimane i casi avevano ripreso ad aumentare ed erano tutti casi importati,  persone che arrivavano in aeroporto. Per evitare una nuova contaminazione hanno evitato tutti gli accessi. Prima chi arrivava in aereo viene sottoposto ad un processo di controllo accurato. Tra l’atterraggio e l’arrivo a casa ci passavano anche 12 ore".

Te la senti di dare un consiglio o un messaggio di speranza per il futuro degli italiani? “La speranza c’è. Lo sto vedendo con i miei occhi tutto può rientrare nella norma. E’ possibile uscire nuovamente. E’ importante continuare a crederci e sperarci. Stare a casa è sicuramente importante. Bisogna evitare di uscire per cose inutili e solo se strettamente necessario. Noi abbiamo fatto così e una settimana fa ho postato un video dove ero in giro per il centro di Shanghai e si vede di nuovo la gente per le strade. Tutto è come prima. Stare a casa è importante  per se stessi e per gli altri sapendo che questo virus è contagioso anche senza avere sintomi. Non sappiamo se stiamo contagiando qualcuno o se qualcuno ci sta contagiando".

"E’ importante fare quello che il governo chiede ai cittadini e sfruttare questo periodo. Si può imparare qualcosa di nuovo, leggere un libro allenarsi in casa, lavorare su progetti personali e idee. Siamo sempre di corsa nella nostra vita e potersi fermare qualche giorno per pensare alle cose che contano veramente e lavorarci sopra potrebbe essere positivo per tutti. Credo non manchi molto. Guardando i dati sembra che la fase 2 sia vicina. Quindi  si può essere speranzosi con cautela perchè non è finita ma se tutti si mettono d’impegno l'emergenza può finire presto”
 conclude Andrea Suppa. 

Stefano Michero

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