E’ un silenzio che fa grande rumore quello che avvolge i parchi torinesi nella Pasquetta stravolta dal Coronavirus. Dalla Pellerina alla Colletta, passando per piazza D’Armi e altre aree verde della città, mai in una giornata di festa i prati si erano mostrati così vuoti.
Alla Pellerina, solitamente presa d’assalto dai merenderos, gli unici suoni che si sentono distintamente sono quelli del vento e degli animali che popolano il parco. A interromperli, ciclicamente, i motori delle moto della polizia municipale o delle auto dei carabinieri, impegnati a pattugliare l’area per individuare eventuali trasgressori all’ordinanza regionale che vieta spostamenti non necessari e l’utilizzo dei parchi.
Nonostante l’ampiezza del parco, gli ingressi sono sbarrati da un nastro isolante bianco e rosso dal significato inequivocabile: vietato l’ingresso. Il risultato? Ettari di verde insolitamente deserti.
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Altra zona di Torino, stesso copione: la Colletta, in quasi quarant'anni di storia, forse non si era mai vista così. Anche qui il silenzio assordante che avvolge uno dei polmoni verdi di Torino è spezzato solamente dallo scroscio dell'acqua della Dora e dai canti degli uccelli. Il parco è malinconicamente svuotato di appassionati di pic-nic e barbecue post pasquali (il progetto per l'area attrezzata sperimentale era stato realizzato appena un anno fa, ndr), runner, ciclisti, sportivi vari e semplici cittadini alla ricerca di un po' di pace dal caos cittadino che non c'è.
Sembrano aver sortito gli effetti sperati, dunque, divieti, sanzioni e raccomandazioni imposte a più livelli dalle istituzioni. A questi si sono aggiunti, come ampiamente preventivato, controlli e posti di blocco situati agli ingressi principali, con due pattuglie di poliziotti a presidiare via Varano e altrettante dei vigili sul viale principale di Lungo Dora Colletta.
In piazza D’Armi, uno dei luoghi preferiti per una passeggiata, giochi nei prati e momenti di relax, non vi è spazio per un pallone che corre o rimbalza nel campetto da basket. Anche in questo caso a vincere è il rigore, il rispetto delle regole da parte dei cittadini.
La vista sui prati, solitamente brulicanti di vita, è quanto di più desolante osservato nella storia contemporanea di Torino: uno spettacolo triste, ma paradossalmente necessario. Solo così, un domani, la città riuscirà a risollevarsi dall’emergenza e tornare così alla tanto agognata normalità.
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