Il silenzio. È questo l'elemento dominante, nel centro di Torino, il giorno di Pasquetta ai tempi del Coronavirus.
Sotto i portici di via Po non c'è praticamente nessuno, eccetto qualche anziano o passante che porta a spasso il cane. In strada solo pochi bus - operativi con orario ridotto per continuare a garantire il servizio di trasporto pubblico - che viaggiano praticamente vuoti, oltre alle pattuglie delle forze dell'ordine che controllano il rispetto delle misure contro il contagio.
Soprattutto non ci sono le code davanti ai musei, simbolo di una Torino che per il ponte pasquale era meta di turisti. Sono desolatamente vuote le strade davanti alla Mole Antonelliana, Museo Egizio, Museo del Risorgimento, Palazzo Reale e Palazzo Madama, gli scorsi anni piene di gente che formava un serpentone in attesa di entrare. Davanti ai cancelli sbarrati i clochard hanno messo il loro giaciglio.
Solo nella prima settimana di stop alle attività per il Coronavirus, dal 24 febbraio al 1 marzo, la cultura ha perso due milioni e ottocentomila euro a Torino. L'Osservatorio Culturale del Piemonte ha esaminato nel dettaglio le categorie: i musei hanno perso 74mila ticket di ingresso, pari a -500 mila euro, a cui si aggiungono gli incassi mancati di attività con le scuole e delle caffetterie. Il totale di soli 7 giorni di blocco è pari ad un milione di euro in meno di entrate. Una cifra che è destinata a salire di molto.
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Ieri il Ministro dei beni culturali e del Turismo Dario Franceschini, in un'intervista, ha annunciato che nel decreto di aprile ci saranno misure per "settori come musei, editoria, eventi e mostre".
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