Il Nazionale

Politica | 04 aprile 2020, 17:36

Tutte le istituzioni impegnate sul fronte emergenza, ma in ordine sparso

Risulta difficile trovare una linea di comportamento univoca in una situazione inedita e tanto complessa. Governo, Regioni e Comuni navigano a vista con provvedimenti che, anche in ambito locale, non sempre riescono a trovare un raccordo

Tutte le istituzioni impegnate sul fronte emergenza, ma in ordine sparso

 

In una situazione emergenziale eccezionale qual è quella che stiamo attraversando e dalla quale Dio solo sa quando usciremo, sarebbe auspicabile che le istituzioni, ad ogni livello, si muovessero in sincronia.

E invece non sempre così è.

Non già per cattiva volontà probabilmente, ma perché il “caso” è di tale portata e senza precedenti per cui quel raccordo che sarebbe importante risulta di difficile attuazione.

Se tra Governo e Regioni si evidenziano divergenze dovute per lo più a motivi partitico-ideologici, in ambito locale giocano altri fattori di differenziazione, legittimi, ma non forieri di chiarezza per un’opinione pubblica già frastornata di suo.

Prendiamo il caso dei mercati ambulanti, uno dei temi più controversi e oggetto di critica da parte dei sanitari: in alcuni Comuni – è il caso ad esempi di Cuneo - si è deciso di tenere aperti quelli agroalimentari, pur con tutte le cautele; in altri la chiusura è stata totale, determinando una situazione a macchia di leopardo sul territorio provinciale.

Sul caso delle mascherine la situazione appare analogamente diversificata.

Ogni sindaco, in mancanza di precise indicazioni, ha deciso per il “fai da te”.

Alcuni le hanno consegnate a tappeto alla popolazione (in alcuni casi infilandole nella buca delle lettere senza però prevedere alcuna protezione).

Altri hanno deciso di farle avere esclusivamente alla popolazione anziana, privilegiando, in taluni casi, gli ultrasettantenni; in altri abbassando la soglia agli ultra sessantacinquenni.

Qualche amministratore, nel dubbio o nell’ impossibilità di farlo, ha gettato la spugna.

Anche a proposito dei buoni-spesa vigono usi e costumi locali.

C’è chi ha deciso di muoversi con criteri di omogeneità territoriale, scegliendo una linea comune a livello di Consulta territoriale.

Qualcuno ha deciso di consegnarli direttamente agli interessati, qualcun altro li ha affidati ad associazioni di volontariato e qualcun altro ancora ha previsto che debbano essere ritirati presso gli uffici municipali.

Poi c’è il discusso fronte “outdoor”, che – a rigor di dpcm e di norme regionali - sarebbe rigorosamente vietato.

Alcune amministrazioni hanno adottato criteri rigidi rispetto ai movimenti all’aria aperta, mentre altre hanno affrontato la questione in termini più blandi.

E poi ci sono quei sindaci che addirittura hanno deciso di oscurare i tabelloni mortuari al fine di evitare assembramenti.

Sarebbe forse auspicabile un maggior coordinamento da parte della Regione, magari affidato a quegli assessori non impegnati direttamente in prima linea sul fronte sanitario, come lo sono invece il presidente Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi, ma ci rendiamo conto di come la complessità della situazione lo renda difficilmente applicabile.


 

GpT

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