Il calcio giocato è fermo, c'è ben altro a cui pensare: la salute, i propri affetti, il lavoro, il valore di ciò di cui in questo momento ci stiamo privando, il portafoglio... Tutti ci stiamo domandando quando ritornerà la normalità, quando il Coronavirus permetterà di tornare alle nostre abitudini e quali conseguenze dovremo gestire nella nostra quotidianità. La vita, in ogni caso, andrà avanti: continuano le riflessioni su tutti gli ambiti dell'esistenza, come lo sport ed il calcio.
Abbiamo sentito il parere di chi pensava ad un annullamento della stagione già a metà marzo, abbiamo portato il microfono a Bergamo per sentire Davide Lapadula e lo abbiamo riportato a Torino per parlare con allenatori, dirigenti e giocatori della fisionomia (spesso equivoca) del dilettantismo, dell'impossibilità di gestire la situazione con le classiche regole dei campionati, delle soluzioni per migliorare lo sport, dei rimborsi-spese (a volte stipendi, a volte molto meno) e delle tutele del mondo del pallone. Ieri, poi, intervista in Germania a Marco Molino, ex Rosta che lavorando per una multinazionale tedesca dello sport lancia un grido d'allarme: "Interventi tempestivi a tutela dello sport oppure rischio di un'ecatombe, di una sparizione mai vista di società in tutti i livelli e in quasi tutti i paesi europei".
Si è scatenato un pazzesco dibattito, che è proseguito sui social. Dopo alcuni pareri raccolti in un''unica direzione oggi parola ad Alberto Favale, talentuoso attaccante esterno del Corneliano Roero, ex Rivoli, Denso e Saluzzo.
"IL CALCIO NON E' UN SEMPLICE HOBBY"
Favale, in sostanza, replica duramente alle parole di chi sostiene che il calcio dall'Eccellenza in giù non possa mai essere un lavoro e lo considera un "hobby". E dice: "E' come un lavoro quando si mette tutto sè stesso".
"A coloro i quali ritengono che il calcio dalla serie D in giù è solo un HOBBY dico che mi facciano la cortesia di stare a casa quando l'attività sportiva riprenderà così magari si alzerà ancora di più il livello...Ipocriti e paraculo. C'è chi mette se stesso, sacrifica tutto sia per 4 spicci che per 2000 euro al mese...Dalla Terza Categoria alla seria A c'è un unico modo di giocare a pallone ed è quello di mettere tutto se stesso, di indossare gli scarpini dal lunedì alla domenica facendo sacrifici, correndo dopo lavoro, staccandosi dalle proprie famiglie, dalle persone che si amano, per rispettare quel meraviglioso pallone. Quindi portate rispetto ed evitate di sminuire quello che tante persone fanno con passione e dedizione perché chi ama questo sport non permetterà mai a nessuno di farlo passare come tale. Avete il coraggio di chiamarlo HOBBY dopo tutto quello che facciamo, sudiamo, sputiamo, mangiamo, gioiamo, piangiamo, lottiamo, corriamo ecc...Detto ciò sono un dilettante ma non permetterò mai a nessuno di sminuire ciò che amo e faccio con passione, esattamente come se fosse un LAVORO".
Pronte le contro-repliche sui social in una discussione che costruisce due nette "fazioni". Riassumiamo i pensieri: "Non erano in discussione l'amore e la passione per il pallone ma il tipo di tutele e di sicurezza che il dilettantismo è in grado di assicurare. In un momento come questo, infatti, saltano i rimborsi e non si può pretendere nulla, non si ha cassa integrazione, non si hanno indennità e non si è rappresentati da alcun sindacato. Quindi il lavoro è altro, il calcio dall'Eccellenza in giù resta un hobby da portare avanti con passione ed entusiasmo, a volte può essere anche un secondo lavoro".
Sulla stessa linea di pensiero di Favale c'è anche il preparatore dei portieri nel saluzzese, da anni allenatore dei numeri 1 del Saluzzo Calcio, Enrico Vaudagna.
Questo il suo pensiero: "Ritengo ipocrita parlare di dilettantismo in categorie dove ci si riunisce cinque volte a settimana o piu'. E' dilettantismo solo a termini di legge, non nella realta'. E' giusto poi che i presidenti paghino solo fin dove si e' giocato, perchè chi fa' il professionista nei dilettanti sa' di rischiare e di poter perdere dei soldi. Nonostante ciò chi mette amore, passione e impegno in questo settore resta un professionista nei dilettanti, non un dilettante e basta".
Continua Vaudagna: "Non credo che il calcio ne uscira' ridimensionato perche' auspico incentivi a favore di chi continuera' ad investire. Ci sono stati troppi moralismi contro i presidenti che spendono nel mondo del pallone e contro i giocatori che guadagnano col calcio. Nel rispetto delle regole della democrazia e del sistema-calcio ognuno è libero di investire i propri risparmi come meglio crede e altrettanto di impostare la propria vita come ritiene più opportuno. Ecco perchè non credo che il pallone uscirà ridimensionato da questa crisi, e anzi, auspico che si decida di sostenere chi nel pallone e nel movimento sportivo investe ogni anno. Soluzioni per la stagione 2019/2020? Siccome la salute è prioritaria e il dramma è devastante, la soluzione per me è annullare la stagione in corso e bloccare le retrocessioni, trovando però la formula per ripescare le squadre che guidavano i campionati".
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