Il Nazionale

Cronaca | 18 febbraio 2020, 17:08

Operazione 'Caronte', scena muta davanti al giudice degli arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Sono state arrestate 10 persone, tra cui 9 uomini prevalentemente di nazionalità tunisina ed una donna albanese

Operazione 'Caronte', scena muta davanti al giudice degli arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, gli arrestati dell’operazione  “Caronte”, che nei giorni scorsi ha portato a una decina di arresti da parte della polizia di frontiera, per favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina.

L’operazione era stata presentata nei giorni scorsi. Sono state arrestate 10 persone, tra cui 9 uomini prevalentemente di nazionalità tunisina ed una donna albanese, si tratta di: Hafedh Fridhi, Hatim Shehawi, Abdelfetah Bouzerdoum, Hamza Mejri, Brahim Fermanı, Laurent Bernard Ddider Vello, Marinela Prelaj. Questi 7 sono stati portati in carcere mentre 3, di cui non sono note le generalità, sono ai domiciliari. Tutti erano comunque dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e traffico di esseri umani.

Gli arrestati, difesi dagli avvocati Ramadan Tahiri, Eugenio Aluffi e Luca Ritzu, hanno fatto scena muta davanti al Gip.

L’organizzazione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, vedrebbe al suo vertice un uomo attualmente ricercato, e temuto negli ambienti malavitosi, leader indiscusso, privo di scrupoli, conosciuto alle Forze dell’Ordine per la sua natura particolarmente aggressiva. Lo stesso si è sempre vantato di possedere una particolare astuzia che gli ha consentito negli anni, di evitare abilmente l’arresto. Gli approcci con gli interessati ad andare in Francia erano dei più disparati, ma avvenivano a Ventimiglia tra la strada ed i bar.

L’indagine è iniziata grazie al costante monitoraggio di quanto accade sul territorio ed è stata importante la collaborazione con i francesi. Sono stati fatti appostamenti, foto e video, mettendo insieme gli aspetti investigativi per far poi partire le indagini specifiche. Gli arrestati vivono nella zona di Ventimiglia e, nei 16 viaggi individuati sono sicuramente centinaia gli immigrati che hanno tentato di passare il confine con gli arrestati. Tra questi alcuni sono irregolari mentre altri sono regolari e, anche in questo caso, le loro posizioni sono al vaglio degli inquirenti.

Tra i casi ce ne è anche uno trattato in una trasmissione televisiva di inchiesta. Il giornalista, camuffandosi tra immigrato clandestino, filmò l’episodio e le immagini sono state acquisite nelle indagini ed erano protagonisti, anche in questo caso, gli arrestati al termine dell’indagine.

Da oltre 4 anni la città di Ventimiglia rappresenta una tappa intermedia per i migranti diretti nel Nord Europa, approdati nel Sud dell’Italia a seguito di sbarchi,  ovvero entrati illegalmente nel territorio nazionale attraverso la frontiera italo-slovena, percorrendo la cosiddetta ‘rotta balcanica’. Una parte considerevole dei due flussi raggiunge Ventimiglia in treno dove  viene avvicinata da soggetti locali di nazionalità straniera i quali si occupano di organizzare il prosieguo del loro viaggio, introducendoli illegalmente nel territorio francese, in cambio di somme di denaro variabili tra i 100 e i 250 euro a persona.

I controlli di questo fenomeno, condotti dalla squadra di Polizia Giudiziaria, hanno permesso di evidenziare la presenza quotidiana in determinati quartieri di Ventimiglia, in particolare in quello della stazione ferroviaria, del tunisino Hafedh Fridhi, già pregiudicato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che, insieme ad altri, avvicina i migranti appena scesi dai treni per dare loro indicazioni e condurli in luoghi appartati, dove attendere l’arrivo di autovetture sulle quali imbarcarli per farli condurre clandestinamente in Francia, ovviamente a pagamento.

Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza sul territorio locale di due distinti ‘gruppi” criminali’, con ai vertici sia Fridhi che l’italo-libico Hatim Shehawi, che svolgevano l’attività autonomamente, con proprie reti di collaboratori.

I viaggi, che erano giornalieri ed anche in pieno giorno, avvenivano con al massimo 4 o 5 clandestini alla volta, a bordo di auto in ottime condizioni per non attirare l’attenzione. In un’occasione i clandestini sono stati addirittura prelevati in Croazia e assistiti sino al passaggio della frontiera con la Francia. Sono state chieste all’Autorità Giudiziaria 13 custodie cautelari in carcere, nei confronti dei vertici  ma anche dei loro collaboratori. L’8 febbraio scorso il Gip di Imperia ne ha emesse 10, per concorso in favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

Sette di queste sono state eseguite nei confronti dei tunisini Fridhi Hafedh e Brahim Ferjani, dell’algerino Abdelfetah Bouzerdoum, dell’italo-libico Hatim Shehawi (Italia/Libia), del tedesco Laurent Bernard Didier Vello, del marocchino Hamza Mejri (Marocco) e della donna albanese Marinela Prelaj.

Francesco Li Noce

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