Oltre quattromila studenti delle scuole di Torino e provincia si sono dati appuntamento questa mattina al Palaruffini per la sedicesima edizione del “Treno della Memoria”, evento che ogni anno porta i ragazzi sui luoghi della Shoah e li fa incontrare coi testimoni diretti sopravvissuti allo sterminio. Un passaggio generazionale tra le voci di chi c’era e chi accoglie un’eredità da custodire e preservare, appunto, “A futura memoria”, come recita lo slogan del progetto.
“Se scompare la memoria scompare un pezzo della nostra civiltà”, ha detto Alessandro Azzolina, presidente dell’associazione, salutando il palazzetto. “In letteratura la Shoah spesso viene raccontata in modo troppo edulcorato, ma va chiarito che è stata prodotta l’industrializzazione sistematica della morte, è stato un fatto scientificamente strutturato. Ed è successo solo 70 anni fa, un periodo che nella storia dell’umanità non è nulla: è avvenuto ieri in un luogo culturalmente vicino a noi, nel cuore pulsante dell'Europa. Primo Levi diceva ‘è accaduto, perciò può riaccadere’. Oggi è importante mettere al centro delle nostre coscienze i testimoni diretti, ma soprattutto chiediamo nuove responsabilità alla politica e alle istituzioni".
"Non solo non devono compiere gesti d’odio, ma devono rifuggire con tutte le forze comportamenti di quel tipo. Qualcuno pensa di creare consenso alimentando l’odio sociale, ma non possiamo più tollerare che si faccia propaganda politica strizzando l'occhio a chi vuole alimentare l'odio nel nostro paese. Non possiamo permettere a nessuno di segnalare negozi e citofonare campanelli dove abitano stranieri”.
“E’ però troppo comodo – ha concluso – dire che è colpa di un politico o di un altro. Dobbiamo tutti noi avere la capacità di amarci, anziché armarci contro qualcuno e prendere di mira il più debole”.
La mattinata di oggi è stata l’occasione per ascoltare dal palco la testimonianza di Oleg Mandic, nato italiano all’interno di una famiglia austriaca e croata, oggi 88enne, passato alla storia come l'ultimo bambino a uscire vivo da Auschwitz.
“La storia – ha detto – ci insegna che le più brutte cose successe si sono poi anche ripetute. È vero quindi che, se muoiono i testimoni, memoria può perdersi. Ma io oggi sono qui perché spero che qualcuno di voi possa influire sull'andamento della storia presente e futura, affinché la ripetizione quanto accaduto succeda anche soltanto una volta in meno. Quando noi sopravvissuti non ci saremo più, sarà più difficile farlo”.
"Mi hanno rubato l'infanzia – ha raccontato, ricordando il periodo della persecuzione della successiva deportazione. “Ho notato, nel mio atteggiamento, che stavo facendo cose che non rientravano in ciò che mi ero prefisso dovesse essere il mio mondo. Stava aumentando in me l’astio verso quella gente. Ma quest’odio non mi dava soddisfazione, faceva del male a chi era indirizzato ma quello cercava sempre di rispondere. È così che si può arrivare a una nuova Auschwitz. Ho presto capito che l'odio non portava da nessuna parte, e non l’ho mai più espresso verso qualcuno. Ognuno mi noi può influire sull'odio solo se riesce a individuarlo dentro se stesso".
Tra le scuole aderenti, a Torino, “D'Azeglio”, “Giolitti”, “Primo Levi”, “Galileo Ferraris”, “Spinelli” e Istituto “Sociale”. Da Chieri, il “Monti” e il “Vittoni”, il “Maxwell” da Nichelino e “Albert” da Lanzo.
Nel 2020 il Treno della Memoria, che oggi conta sul supporto di 200 volontari, porterà circa 5.500 partecipanti fra studenti e privati cittadini da tutto il territorio nazionale (in particolare da Piemonte, Puglia, Trentino, Lombardia, Sicilia, Calabria, Lazio, Abruzzo e Veneto) e sarà caratterizzato da sei focus: disabilità, migranti, LGBT (lesbico, gay bisessuale, trans gender), pace, ambiente e condizione della donna. Partecipa inoltre con una sua delegazione alle celebrazioni ufficiali del settantacinquesimo anniversario dalla liberaizone di Auschwitz.
A conclusione della mattinata, gli organizzatori del Treno della Memoria hanno voluto lanciare un appello alle istituzioni e ai ragazzi, chiedendo loro di sottoscriverlo: “Affermo di riconoscermi nei principi costituzionali democratici e di ripudiare il fascismo ed il nazismo; di non professare e non fare propaganda di ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste o in contrasto con la Costituzione e la normativa nazionale di attuazione delle sue norme; di non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propagandando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione; di non denigrare la democrazia, le sue istituzioni ed i valori della Resistenza; infine di non compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista e/o nazista, anche attraverso l'uso di simbologie o gestualità che riportino a quelle ideologie”.
Dal palco, Roberto Forte, tesoriere dell’associazione, nel leggere l’appello ha richiamato alla memoria la vicenda della partecipazione di Altaforte, editore vicino a Casa Pound, al Salone Internazionale del Libro di Torino: “No a ideologie nazifasciste, xenofobe, razziste, sessiste e omofobe”, ha detto. Una presenza scongiurata, l'anno scorso, anche grazie alla determinata presa di posizione di Halina Birenbaum e del Treno della Memoria.
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