Nuovi guai giudiziaria per U.M., ex direttore amministrativo presso la sede distaccata del tribunale di Saluzzo e poi dirigente presso il palazzo di giustizia di Cuneo.
Nel dicembre 2018 era stato assolto in primo grado dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato in quanto riconosciuto non imputabile per vizio totale di mente. I fatti contestati si riferivano agli anni 2014 e 2015. Il funzionario era stato arrestato nel marzo 2016, dopo circa sei mesi di indagini durante le quali gli uomini della Guardia di Finanza di Cuneo, coordinati dal procuratore aggiunto Gabriella Viglione, lo avevano seguito di giorno e di notte, controllato tramite un apparecchio Gps applicato sotto la sua vettura e analizzato le sue utenze telefoniche, trovandolo a sbrigare faccende personali, o a rientrare a casa senza timbrare l’uscita dall’ufficio.
In appello U.M. ha recentemente patteggiato la condanna a un anno e 4 mesi. La Corte aveva disposto una nuova perizia psichiatrica dalla quale era risultato che M. soffrisse di un vizio di mente non totale, bensì parziale, derivante da una patologia psichiatrica.
Oggi si è tenuta l’udienza filtro per altri fatti risalenti, in maggior parte, ai primi mesi del 2019. Il procuratore capo Onelio Dodero contesta all’imputato i reati di peculato e falso ideologico. Il funzionario si sarebbe indebitamente appropriato di 5 notebook, 3 pc, 2 monitor, un mouse, una stampante e un cavo di alimentazione, tutti in dotazione del tribunale.
E’ inoltre accusato di falso ideologico perché nel gennaio 2019 avrebbe dichiarato l’insussistenza di fascicoli relativi a ricorsi in appello di sentenze emesse nei mesi precedenti a novembre 2018 che, in quanto dirigente dell’ufficio impugnazioni, doveva trasmettere alla Corte d’Appello, mentre in realtà ne erano presenti ben trenta.
E sempre per falso, per aver annotato da giugno 2018 a gennaio 2019 sul registro informatico che gli atti processuali relativi a 3 procedimenti erano stati trasmessi alla Corte d’Appello, quando non era vero.
A U.M. viene inoltre contestato di essersi appropriato di 250 euro, prelevati dalla cassaforte di uno degli uffici del tribunale.
Oggi l’imputato, presente in aula, ha dichiarato tramite il suo avvocato Pier Carlo Botto di voler risarcire i danni con un assegno di 4mila euro. Sarà il Ministero della Giustizia a valutare la congruità dell’offerta.
Il dirigente è attualmente sospeso dal servizio e ha l’obbligo di dimora a Barge, dove risiede,
Il processo è stato rinviato al 13 maggio per l’audizione dei testimoni.
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