Erano accusati di aver aggredito e rapinato un piccolo imprenditore cuneese nel tardo pomeriggio del 15 aprile 2018 in corso Nizza a Cuneo nei pressi di un bar.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti il cuneese e un amico sarebbero stati spintonati e fatti cadere a terra dall’imputato mentre la compagna avrebbe bloccato uno dei due facendogli sbattere la testa e gli prendeva 350 euro, parte di una vincita al gioco di 1.500 euro.
La vittima avrebbe tentato di chiamare aiuto al telefono ma la donna glielo avrebbe strappato di mano e lanciato via. Tenuto conto della recidiva, il pm aveva chiesto la condanna a 5 anni e 400 euro di multa.
Il gestore del bar frequentato dai due uomini aveva riferito che quel giorno anche gli imputati si trovavano nel suo bar.
Così come la presunta vittima, abituale frequentatore del locale, che aveva mostrato una mazzetta di banconote: “Gli dissi che non era prudente far vedere tanti soldi in pubblico. Era un po’ alticcio, fece qualche avance a C.B. che si era arrabbiata con lui. T. E. era un tipo geloso, giorni prima aveva spintonato un cliente davanti al bar proprio per quel motivo”.
C.B., cinquantenne italiana, e T.E., 37enne di origine marocchina, che all’epoca dei fatti avevano una relazione, invece sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Dalle testimonianze rese in tribunale era infatti emersa un’altra verità.
Come ha spiegato Marina Bisconti avvocato di C.B., la donna fu vittima di un’aggressione a sfondo sessuale da parte della presunta vittima: “Il motivo della sue bugie e calunnie è di precostituirsi una difesa contro le accuse dell’imputata, che cinque giorni dopo si era fatta refertare le ecchimosi che aveva sui due fianchi e all'interno del braccio, tipici di chi viene afferrato con violenza.
E trovo strano che chi avrebbe subito una rapina, tornato nel bar, non avesse chiamato i carabinieri e si fosse limitato ad andare nel bagno per sciacquarsi la faccia”.
Mauro Cristofori, difensore di T.E., ha puntato il dito contro le deposizioni del presunto rapinato e di un altro teste, presente quella sera nel bar: “Hanno mentito perché la B. fu aggredita dopo che T.E. se n’era andato e anche l’amico non c’era più e non poteva ricostruire i fatti”.
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