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Politica | 28 dicembre 2025, 18:52

Barbazza contro la tassa della salute: “Colpiti i frontalieri per coprire i fallimenti dello Stato”

Il sindaco di Malesco critica il provvedimento: “Si colpisce una categoria specifica per coprire inefficienze del sistema sanitario”

Barbazza contro la tassa della salute: “Colpiti i frontalieri per coprire i fallimenti dello Stato”

“La cosiddetta tassa della salute è uno degli interventi fiscali più discutibili degli ultimi anni”. Non usa mezzi termini Enrico Barbazza, sindaco di Malesco, nel commentare il provvedimento che introduce un nuovo prelievo a carico dei lavoratori frontalieri. “Si tratta di una misura che colpisce una categoria precisa, trasformandola in un facile bacino di prelievo”, afferma.

Secondo Barbazza, Stato e Regioni, di fronte alle difficoltà nel governo della spesa sanitaria, avrebbero scelto la strada più semplice. “Invece di affrontare seriamente le inefficienze del sistema sanitario, si è deciso di tassare chi lavora oltre confine, una categoria con minori strumenti di tutela e minore capacità di difendersi politicamente”, sottolinea.

Il sindaco parla apertamente di un provvedimento profondamente ingiusto, perché scarica su una sola categoria il peso di problemi strutturali. “I frontalieri contribuiscono già al sistema fiscale e previdenziale e spesso non possono nemmeno usufruire pienamente dei servizi sanitari italiani. Ora si trovano a pagare un ulteriore balzello, giustificato genericamente con la parola ‘salute’”, osserva Barbazza. “Un termine nobile, usato però come paravento per coprire una scelta fiscale discutibile”.

Non mancano, secondo il primo cittadino di Malesco, forti dubbi sul piano costituzionale. “Il principio di capacità contributiva e quello di uguaglianza vengono messi in discussione da un’imposta che non colpisce in modo uniforme i cittadini, ma seleziona un gruppo in base al luogo di lavoro”, afferma. “Non esiste proporzionalità né un rapporto chiaro tra quanto viene richiesto e i servizi sanitari effettivamente garantiti”.

Altro nodo centrale è la destinazione delle risorse. “Non ci sono garanzie chiare e vincolanti che assicurino che il gettito di questa tassa venga davvero utilizzato per migliorare la sanità”, denuncia Barbazza. “Il rischio concreto è che le risorse finiscano nei bilanci regionali per coprire disavanzi o altre spese, senza alcun beneficio reale né per il sistema sanitario né per i frontalieri”.

Il sindaco punta poi il dito contro alcune contraddizioni politiche emerse negli ultimi mesi. “Durante la campagna elettorale diversi esponenti politici locali avevano definito questa tassa ingiusta e penalizzante. Oggi, però, quegli stessi rappresentanti fanno parte delle forze che l’hanno approvata”, osserva. “È una contraddizione evidente che mina la credibilità della politica e lascia nei cittadini la sensazione di essere stati strumentalizzati”.

Per Barbazza, non si tratta di un normale cambio di posizione parlamentare. “Qui parliamo di una responsabilità politica pesante, perché si interviene sulla vita e sul lavoro di migliaia di persone. Le promesse fatte ai frontalieri non possono essere dimenticate una volta chiuse le urne”.

“In questo contesto – conclude – parlare di tassa della salute è fuorviante. Se l’obiettivo fosse davvero rafforzare la sanità pubblica, bisognerebbe prima intervenire su sprechi, inefficienze e gestione opaca delle risorse. Colpire i frontalieri non è una riforma, ma una scorciatoia fiscale”.

“La verità – chiude Barbazza – è che questa imposta nasce da una logica emergenziale: cercare risorse dove è più facile trovarle, anche a costo di sacrificare equità, coerenza e trasparenza. Una scelta miope che rischia di trasformare i frontalieri nel capro espiatorio di una crisi che ha ben altre responsabilità”.

Redazione

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