Il Nazionale

Cronaca | 26 novembre 2025, 17:36

Uccise la moglie malata di Alzheimer: in Corte d’Assise a Cuneo prosegue l’esame del pensionato di Beinette

In aula anche la testimonianza resa dalla badante della donna: "Mi occupavo di lei e pulivo la casa. Le volevo bene"

Uccise la moglie malata di Alzheimer: in Corte d’Assise a Cuneo prosegue l’esame del pensionato di Beinette

“Ho perso tutto”. È proseguito nel pomeriggio di oggi, 26 novembre, di fronte alla Corte d’Assise del Tribunale di Cuneo l’esame di Ernesto Bellino, il 76enne pensionato accusato di avere strangolato e ucciso la moglie 74enne Maria Concetta, da qualche anno malata di Alzheimer, nella loro casa di Beinette
L’uomo, attualmente agli arresti domiciliari presso una struttura di Peveragno, ha ucciso la donna nel giugno 2024. Reo confesso, contro di lui si è costituito parte civile il figlio Antonio. Il 28 gennaio prossimo è prevista la discussione del processo.

Nel corso del procedimento l’anziano ha ripercorso che cosa accadde quella mattina. Un racconto proseguito durante l’udienza conclusasi da pochi minuti nel palazzo di giustizia di piazza Galimberti, dove ha provato a rispondere alla domanda posta del suo difensore, l’avvocato Fabrizio Di Vito: “Perché ha ucciso sua moglie?”.

“Ho perso la testa", ha risposto in lacrime Bellino, che nel corso dell’istruttoria aveva parlato di un matrimonio animato da frequenti litigi. Della moglie malata – ha riferito – si sarebbe personalmente preso cura, prima dell’arrivo della badante, finché "non ce ho più fatta", ha confessato. “Anche se mi trattava male, stavamo bene insieme", ha detto, descrivendo un quadro che trova riscontro nella testimonianza resa dal figlio (qui), che li aveva descritto i genitori come “due persone che non sapevano stare senza litigare”.

Sempre stando al racconto dell’uomo, anche l’aggressione che lo ha portato a uccidere la moglie sarebbe arrivata al culmine di una discussione, avuta quella stessa mattina. “Non ce la facevo più da qualche giorno - ha detto -. Mi sono steso in soggiorno e ho chiesto a mia moglie di portarmi le gocce per l’ansia. Lei mi ha ignorato. Era chiusa nel suo mutismo. L’unica cosa che mi ha detto è stata ‘tu non hai niente, la vera malata sono io’. Non ci ho più visto”.

“Le ho dato uno spintone e lei ha sbattuto contro il telaio della porta dopodiché l’ho strangolata. Mentre lo facevo una voce dentro mi diceva ‘perché mi dici queste cose?’", ha spiegato. Interpellato sul punto dal presidente della Corte d’Assise, ha aggiunto di non aver avvertito "alcun freno né ripensamento", nel compiere il tragico gesto omicida. La donna, ha riferito, non avrebbe reagito in alcun modo.

Ernesto e Maria Concetta si erano conosciuti più cinquant’anni fa. Era il 1970: lui aveva 21 anni, lei quattro in più. A raccontare della signora è stata la badante, chiamata in aula come testimone. La donna era stata assunta dal signor Bellino tramite gli assistenti sociali: “Io badavo a Maria e pulivo la casa - ha spiegato -. Mi hanno sempre trattato come una figlia. Lei era sempre contenta di vedermi. Però, quando eravamo tutti e tre insieme, io, lei e suo marito, lei cambiava”. 
Tra le donne poi c’erano state anche delle confidenze: “Maria era un po’ gelosa di Ernesto”, ha ammesso la badante. “Era bravissima a ballare - ha detto commossa -. Mi stava insegnando anche le canzoni in italiano e in siciliano. Le volevo bene”.

CharB.

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