Sono passati due anni esatti da quando Klaudio Myrtaj è stato trovato morto in un garage a Vernante.
Era il 4 novembre 2023. Trentaquattrenne e di origine albanese, il giovane operaio si trovava in Italia da un paio di anni.
Era molto conosciuto nel paesino della Val Vermenagna e furono molte le voci che circolarono sulla sua morte. Subito si era parlato di un omicidio e nessuna pista era stata esclusa. Nemmeno quella della droga o un omicidio dal movente passionale. 
 
Ma per la Procura, che ha chiesto l’archiviazione del caso, quello di Klaudio fu un gesto auto conservativo.
Una ricostruzione a cui, da due anni, la famiglia Myrtaj si oppone e su cui manca ancora l’ultima parola del gip, che potrebbe ordinare al pubblico ministero ulteriori indagini, oppure, confermare l'archiviazione.
Era il sabato pomeriggio del 4 novembre 2023 quando nel laboratorio di falegnameria del paese dei murales di Pinocchio, in via Umberto primo, a pochi passi dal Municipio, venne trovato agonizzante il corpo del trentaquattrenne che morì qualche ora dopo all’ospedale di Cuneo.
Un colpo alla tempia destra con una pistola di calibro 22.
In questi due anni, nonostante la Procura abbia chiesto l’archiviazione e quindi escluso l’ipotesi di omicidio, la famiglia dell’uomo, come anche la sua fidanzata, non è convinta.
Nessuno crede che Klaudio, da tutto ricordati come sorridente, a modo oltre che un gran lavoratore, abbia deciso di farla finita. Il motivo? Quella pistola calibro 22 non è stata ritrovata sul posto nell’immediato.
“Sarebbe l’unico caso di suicidio in cui non si trova l’arma” sostiene l’avvocato Alessandro Parola, il legale che assiste la ex convivente dell’uomo.
E in effetti, quell’arma venne ritrovata solo qualche giorno, in un cassetto del laboratorio dell’artigiano con cui ogni tanto la vittima collaborava, un pensionato appassionato di bricolage.
Pistole, queste, di cui però l’anziano artigiano non ne denunciò mai il possesso e per cui ha già definito la sua posizione con un patteggiamento in tribunale a Cuneo lo scorso luglio.
Eppure, qualcosa non torna nè all’avvocato Parola, nè all’avvocato Federico Freni che, assistendo la famiglia Myrtaj, ha presentato un’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura di Cuneo che ha stralciato l’ipotesi di un omicidio. Una differenza di vedute, quindi, che alla base avrebbe il mancato immediato ritrovamento dell’arma.
Dunque, l’elemento certo, è che quell’arma sia stata spostata. Ma perché? E da chi? Si chiedono i legali.
L’ipotesi della Procura è che chi l’abbia spostata avesse avuto paura. Paura di essere indagato per omicidio. Paura di possibili ripercussioni. Nessuna ordinanza di arresto e fermo sono mai state emesse. Nessun indagato per la morte di Klaudio.
Ma ciononostante, per i legali, invece, chi l’ha spostata aveva un motivo: l’omicidio. E il riporla nel cassetto qualche giorno dopo sarebbe stato un modo per depistare le indagini e farlo sembrare un suicidio.





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