Resta un uomo di fuoco ma, oggi come non mai, olimpico, quasi imperturbabile, "olimpicamente" sereno e fiducioso.
«Pizzo ci sta dando dentro»: quando Stefano Galante, preparatore giallonero, sfoggia quell'orgoglio incontenibile e un po' sadico - ma con la faccina sorridente di un'emoji vivente - per avere torchiato qualcuno nella palestra dell'Acinque Ice Arena, e quel "qualcuno" è Alessio Piroso, ci "costringe" ad andare a verificare dal diretto interessato e a "violare" un patto sancito con lui un patto da mesi e che, almeno fino all'ultima riga dell'intervista, resterà segreto.
Chi meglio di Pizzo, tra una telefonata e l'altra di un lavoro che lo appassiona e in cui sta dando tutto se stesso, può trascinarci in Alto Adige sul ghiaccio dell'eterno rivale, il Caldaro, anche se il tono pacato e la misura di uno dei giocatori del cuore di Varese, fatto di puro "fuoco" e slanci unici, lascia sorpresi mentre parla da un seggiolino della tribuna guardando i pattinatori sul ghiaccio o, forse, più lontano, molto lontano. Che la serenità olimpica di Raimondi e Vanetti e la "visione" di Massimo Da Rin si siano impossessati perfino di lui?
Sei partite giocate, 33 gol fatti (miglior attacco) e 19 subiti (terza miglior difesa), una classifica che dice Aosta a +1, Caldaro a pari punti, Alleghe a -2 e Appiano a -3. Partiamo da dentro: che clima respiri nel gruppo?
Bello, positivo. Il gruppo c’è, l’entusiasmo non manca e la voglia di far bene nemmeno. Non ci sono motivi per cui non debba esserci serenità: stiamo bene insieme e si vede.
E in pista? Dove siete avanti e su cosa c’è da lavorare?
Non mi sento di dire che siamo indietro su qualcosa in particolare, se non sull’amalgama tra le linee. La seconda, per esempio, sta funzionando molto bene; noi della prima dobbiamo ancora trovare un po’ più di sintonia, ma arriverà. Cambiando compagni è normale dover ritrovare certi automatismi, però l’importante è che ci sia l’atteggiamento giusto, quello di voler fare bene tutti insieme. Stiamo andando nella direzione giusta e anche Massimo è contento. Se devo dire un aspetto da migliorare, il power play può solo crescere.
La difesa invece? A Torre Pellice e Alleghe qualche gol di troppo lo avete preso.
È vero, ma ora le cose stanno cambiando. Abbiamo subito solo due gol nelle ultime due partite, segnandone quattordici. Quindi direi che la tendenza è positiva: stiamo correggendo il tiro nel verso corretto e speriamo di mantenere questo trend.
Parliamo della gente: all’ultima partita il clima era da playoff con mille persone caldissime.
L’ambiente qui è sempre bello, lo sappiamo. All’inizio di stagione magari c’è un po’ meno gente, è normale, ma quando salgono livello e adrenalina il palazzetto si riempie. È sempre stato così. Ringraziamo davvero tutti quelli che vengono e ci sostengono: per noi significa tanto.
Il campionato è così equilibrato come dice la classifica?
No, è troppo presto per dare giudizi perché non abbiamo ancora affrontato Caldaro, Aosta e Appiano. Vedremo davvero che campionato è probabilmente già alla fine del girone d’andata.
Domani c'è il Caldaro, una squadra che sa dosarsi e colpire nei momenti decisivi. Che partita sarà?
Sicuramente una battaglia. Dovremo entrare in pista con la mentalità giusta, puntando sul gruppo e non sul singolo. Quest’anno stiamo lavorando proprio su questo: stare uniti, aiutarsi e giocare insieme. Solo così possiamo portare a casa il risultato.
Pizzo come sta?
Fisicamente non sono ancora al cento per cento, ma sto lavorando molto e spero di vedere presto i risultati. All’inizio non ho ingranato benissimo, ma nelle ultime partite mi sono sentito meglio. So che posso fare di più. Mentalmente, invece, mi sento più responsabile rispetto al passato: con l’assenza di Vanetti ho il ruolo di assistente capitano, e questo mi spinge a dare ancora di più. Voglio essere un riferimento per la squadra, dentro e fuori dal ghiaccio.
Il nome di Piroso, annunciato in presentazione, fa tremare il palaghiaccio. La gente ti vede come l'uomo della scossa, capace di tutto senza pensarci due volte. O ti sei forse "calmato"?
No, sono sempre lo stesso, quello che ci mette l’anima. Forse in alcune partite non si è visto pienamente, ma resterò sempre così. Credo che il mio punto forte sia farmi voler bene, e questa cosa la sento, la percepisco ogni giorno. È una carica che mi spinge a dare tutto in pista.
Parliamo del nuovo straniero Bastille: 15 punti (6 gol, 9 assist) in 6 gare, secondo attaccante più prolifico del campionato. Che giocatore è?
Particolare, molto offensivo, ed è proprio lì che ci serve. Ha un pattinaggio rapido ed esplosivo, un bel tiro e anche mani buone per la giocata. È un valore aggiunto per la squadra, e deve ancora esprimersi del tutto, ma come tutti i nuovi servirà un po’ di tempo per scoprire appieno il suo potenziale.
Nelle partite che contano, i senatori gialloneri non hanno mai tradito.
Quando entri nei playoff o ti giochi un titolo entra in gioco l’esperienza, e sta a noi più esperti trasmettere ai giovani cosa significa, come ci si comporta e che mentalità serve per affrontarle.
Capitolo portieri: Pisarenko sembra cercare il contatto col pubblico. Hai avuto anche tu questa impressione?
Credo che per lui fosse importante sentire fiducia, magari cercandola nella gente o in noi compagni. È normale: arrivare da una realtà come il Fassa al Varese non è facile, soprattutto per uno straniero che si trova in un ambiente nuovo e molto passionale. Forse un po’ di pressione l’ha sentita, ma ora sta rispondendo bene. Le ultime partite le ha giocate con sicurezza, speriamo continui così.
È raro trovare un pubblico come questo, capace di accogliere con amore sia Pisarenko che Pippo Matonti. Di solito sul portiere ci si fa comandare dal cuore...
È ancora presto per dirlo con certezza, ma sì, il pubblico apprezza tutti e due. Il coach li sta alternando, vedremo col tempo come andrà. Pippo ormai sa cosa vuol dire giocare qui, come affrontare le partite, e anche lui merita fiducia. Entrambi stanno lavorando bene.
Come vedi in panchina Edo Raimondi dopo tanti anni da compagno?
All’inizio c’era un po’ di timore, non verso la persona ma verso l’approccio che avrebbe avuto nel passaggio da compagno a vice allenatore. Ma lui sa come gestirsi, è rispettato da tutti e ha il pieno sostegno dello spogliatoio. È apprezzato, ben voluto e ha mantenuto il rapporto umano di sempre. Tutte le volte che è con noi, si vede la sua mentalità: da giocatore a tecnico, ha già portato un valore aggiunto enorme.
Rispetto agli ultimi due anni, qual è l'“arma” in più di questo Varese?
Direi la tranquillità mentale. Stiamo affrontando la stagione in modo sereno, consapevoli delle nostre capacità. L'allenatore ci conosce bene e sa cosa possiamo dare, e questo ci permette di essere più rilassati ma determinati. L’arma di quest’anno sarà la spensieratezza e la fiducia reciproca.
Come vivete l'assenza di Vanetti?
Personalmente, con Vanets ho un rapporto molto stretto anche fuori dal ghiaccio. Ci sentiamo spesso, ci confrontiamo su tante cose, dentro e fuori dallo spogliatoio. Certo, manca, ma questa assenza si sente fino a un certo punto, perché lui è sempre presente, ci supporta e ci dà una mano come può. E, poi, in questo momento è sostituito da un altro giocatore fondamentale come Marcello, che ha la fiducia e la stima di tutti. È un leader silenzioso ma vero: sa stare al suo posto e intervenire quando serve. Siamo in buone mani, ma non vediamo l’ora che Vanetti torni.
Tu, Marcello, Tilaro: che linea siete?
È una combinazione un po’ nuova, ma positiva. Tilly è quel tipo di giocatore che magari tocca tre dischi e fa due gol, e per fortuna sta andando così. Tra noi dobbiamo ancora trovare piena alchimia, ma arriverà. In una stagione lunga ci sono momenti per tutti: arriverà anche quello della prima linea, come lo è già per le altre, quarta compresa. Non è forse andata così tre stagioni fa? L’importante è che il gruppo resti compatto e che ognuno sia pronto a dare il massimo quando tocca a lui.
A quando la prossima intervista?
(Pizzo, finalmente, ride): Dopo i 25 punti… come ci eravamo ripromessi in estate.







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